Una giornata da ricordare. Un impegno da rilanciare,
“Nella giornata di lunedì 22 gennaio 2024 si celebra il terzo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (Tpnw), la prima norma internazionale che dichiara illegali le armi nucleari. Uno strumento legale fortemente voluto dalla società civile che ne ha promosso la discussione e votazione all’Onu nel luglio 2017, operando poi per il raggiungimento delle ratifiche necessaria a farlo entrare in vigore il 22 gennaio 2021. Anche quest’anno dunque Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo, promotrici nel nostro Paese della mobilitazione “Italia, ripensaci”, vogliono celebrare questa importante data rilanciando le proposte concrete che, nel quadro del TPNW, potrebbero portare ad un disarmo nucleare concreto e globale. Una necessità resa sempre più impellente ed evidente da quanto avvenuto negli ultimi mesi, in particolare con le reiterate minacce di utilizzo dell’arma nucleare da parte della Russia o l’evocazione dell’uso di una bomba atomica su Gaza da parte di un ministro di Israele.
Ma un traguardo a cui ci si potrebbe realmente avvicinare implementando le 50 proposte del “Piano di Azione” elaborato a Vienna nel giugno dello scorso anno, durante la prima Conferenza degli Stati Parti del Trattato.
A tre anni dall’entrata in vigore del Tpnw
Il testo del Trattato Tpnw sancisce l’illegalità delle armi nucleari e ne vieta l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, il trasferimento, la ricezione, la minaccia di usare, lo stazionamento, l’installazione o il dispiegamento. Ad oggi 68 Stati lo hanno ratificato, impegnandosi a promuovere un processo graduale e sicuro verso un disarmo nucleare totale, mentre sono 92 i Paesi che lo hanno firmato. Negli ultimi 12 mesi sono 9 gli Stati ad essere entrati a far parte dell’elenco dei ratificatori, una crescita che dimostra la dinamica positiva di rafforzamento del Trattato, come reso evidente anche dal dibattito della Conferenza di Vienna. Un appuntamento di confronto che, nonostante la grande tensione internazionale, ha condannato in modo inequivocabile “qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”, la più forte ed esplicita condanna multilaterale di sempre della minaccia di usare armi nucleari.
La “Dichiarazione di Vienna” – approvata per acclamazione e con pieno consenso – ha dimostrato che esiste una nuova alleanza globale che utilizza il quadro di riferimento del Trattato Tpnw per ridurre i rischi di guerra nucleare, definendo passi concreti e collettivi per porre fine all’era delle armi nucleari. Insieme al “Piano d’azione” definito nella stessa sede costituisce un’azione concreta e mirata che coinvolge una comunità veramente globale di governi e società civile in percorsi di disarmo nucleare.
Purtroppo l’Italia mantiene al momento una posizione di distanza dal Trattato, evidenziata dalla decisione di non partecipare né alla prima Conferenza del Trattato a Vienna nel 2022 (cui invece hanno preso parte alleati Ue e Nato pur non ancora parte del Tpnw) né alla seconda Conferenza di New York nel 2023.. Un momento importante per il cammino verso il disarmo nucleare a cui invece non ha fatto mancare il proprio contributo la società civile italiana, che ha in particolare sottolineato la necessità che a questo percorso partecipino gli Stati Nato come l’Italia nel contesto di una Conferenza che ha visto gli Stati del Tpnw condannare la cosiddetta “teoria della Deterrenza” come un problema di sicurezza significativo. Questa situazione però non ci scoraggia: Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica continueranno dunque a promuovere e rafforzare la mobilitazione “Italia, ripensaci” affinché Governo e Parlamento decidano di compiere passi concreti verso la costruzione di un mondo libero da armi nucleari, dando degno seguito all’impegno sottoscritto con il Trattato di Non Proliferazione (Npt). Siamo convinti che sia necessario trasformare la logica della giustificazione delle armi nucleari alla radice e concepire una sicurezza basata sul rispetto della dignità della vita di tutti. Come sosteniamo da anni l’Italia potrebbe iniziare a coinvolgersi in questo percorso anche solo sostenendo programmi di assistenza e compensazione per le vittime di armi e test nucleari, e per l’ambiente in cui vivono”.
Una provocazione? Mica tanto…
Annota Antonio Bonanata su RaiNews24: “In guerra, la gestione dei nervi e la scelta delle parole da usare rientra nella strategia con cui portare avanti la contrapposizione col nemico. Ventilare ipotesi apocalittiche o usare termini inopportuni può fare la differenza, condizionando le sorti di un conflitto. Quindi, mettere in conto l’utilizzo di una bomba atomica da sganciare su Gaza, come ha fatto il ministro israeliano per gli Affari e il Patrimonio di Gerusalemme, Amichai Eliyahu, è qualcosa che non solo non rientra tra le opzioni prese in considerazione dalle forze armate di Tel Aviv. Ma, per di più, rappresenta un modo di intendere la guerra contro Hamas che Israele finora non aveva mai contemplato (e che, ci sentiamo di aggiungere, non contemplerebbe in ogni caso).
Da un lato, infatti, le minacce nucleari di Teheran contro lo Stato israeliano non costituiscono una novità: quante volte, infatti, si sono ascoltati attacchi di questo tenore da parte del regime degli ayatollah iraniani, finanziatori di Hezbollah e paladini della guerra contro il sionismo, decisi a cancellare lo Stato d’Israele dalla faccia della Terra. Ma, da parte del governo con la Stella di David, che pure è una potenza nucleare, l’ipotesi non è neanche immaginabile.
Il ministro Eliyahu ha parlato in termini di “opzione” in merito all’uso di un ordigno atomico. Prontamente smentito dal premier Benjamin Netanyahu, che ha dichiarato che i commenti di Eliyahu sono “avulsi dalla realtà” e che Israele e l’Idf (l’esercito, ndr) stanno agendo in conformità con il diritto internazionale, per evitare danni ai civili. Il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha chiesto subito la rimozione del ministro, richiesta immediatamente accolta da Netanyahu, che l’ha sospeso dalle riunioni del gabinetto israeliano.
Anche il Ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese ha rilasciato un commento in cui condanna l’affermazione di Eliyahu: “Le dichiarazioni del ministro fascista Eliyahu sono una dichiarazione onesta e un chiaro riconoscimento di ciò che lo Stato occupante (Israele, ndr) sta facendo contro il nostro popolo, in particolare a Gaza” si legge nella nota.
Questione chiusa, insomma. Voce dal sen fuggita”.
Articolo impeccabile se non, ci permettiamo di osservare, per la sua ottimistica conclusione. Perché a pensarla come il ministro “atomico” sono in tanti, e non solo nel suo partito.