La pace non smobilita. Ma rilancia. Alla grande. A partire dalla giornata di domani. Da cerchiare in rosso.
Ne dà conto Rete italiana pace disarmo (Ripd): Sono già più di 120 le iniziative confermate in oltre 110 città italiane nell’ambito della Giornata di Mobilitazione per la Pace lanciata da “Europe For Peace” e dalla Coalizione “Assisi Pace Giusta” per il 24 febbraio, a due anni dall’invasione della Russia in Ucraina.
Un evento diffuso che coinvolgerà centinaia di associazioni e gruppi che lavorano quotidianamente per la pace nei territori di tutta Italia, per ribadire la necessità di fermare “la criminale follia di tutte le guerre, la corsa al riarmo, la distruzione del Pianeta”. Da Torino a Bari, da Napoli a Firenze, da Roma a Palermo, da Genova a Padova, da Ancona a Verona, da Bologna a Perugia. E poi in decine e decine di luoghi, tutti accomunati dalla stessa base di richieste di passi concreti, iscritti in una prospettiva di Disarmo e Nonviolenza.
La Giornata è stata promossa per rendere visibile la posizione della maggioranza delle italiane e degli italiani, che chiedono un cambio di rotta rispetto ad una situazione per cui “Stati e Governi sembrano aver perso la capacità di prevenire e gestire i conflitti mediante gli strumenti della diplomazia e della politica, con i quali far applicare e rispettare le convenzioni e il diritto internazionale”. Perché purtroppo “la guerra è tornata ad essere uno strumento di regolazione dei conflitti, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’umanità e del Pianeta. Ha preso corpo l’idea che l’ordine mondiale debba essere basato sullo scontro tra blocchi e non sulla collaborazione e la giustizia tra i popoli”, come si legge nel documento di convocazione della Giornata di Mobilitazione.
Per questo prende avvio da oggi in tutte le Regioni d’Italia la serie di iniziative che caratterizzeranno questo evento diffuso tra il 23 e il 25 febbraio: fiaccolate, manifestazioni, sit-in, conferenze, momenti di silenzio, congressi… per ribadire il “NO” a tutte le guerre e la necessità di un “Cessate il fuoco” globale, soprattutto in Ucraina e in Palestina ed Israele.
“Davvero si tratta di un risultato straordinario – commenta Sergio Bassoli, coordinatore dell’Esecutivo di Rete Pace Disarmo – che non solo evidenzia nuovamente come la posizione pacifista sia maggioritaria nell’opinione pubblica italiana, ma ancora più significativamente mostra la vitalità delle organizzazioni che compongono il Movimento per la Pace. Realtà attive ogni giorno con campagne e proposte concrete, sulle quali i rappresentanti politici e istituzionali non possono più far finta di niente”.
Tra i punti chiave evidenziati dalle Coalizioni promotrici, la considerazione che “Non ci sarà giustizia sociale e climatica, lavoro dignitoso e piena democrazia in un mondo sempre più in guerra, che usa le risorse per la morte e non per la vita, nel quale la giustizia, il diritto internazionale e umanitario vengono calpestati nell’impunità dei colpevoli. La guerra non è mai una soluzione e l’orrore non deve diventare un’abitudine. Mobilitarsi oggi per la pace, per il disarmo, per la nonviolenza, significa affrontare le sfide globali che abbiamo di fronte pena la distruzione dei diritti, della convivenza, delle democrazie e del pianeta”.
Idee che trovano il proprio compimento in una serie di proposte concrete che tutte le organizzazioni della società civile aderenti alla Giornata pongono ora all’attenzione delle Istituzioni e della politica.
Un Percorso di Pace. Un manifesto da far vivere fuori e dentro le sedi istituzionali. Una “sveglia” per la politica.
L’Italia deve dire basta alla guerra!
Ormai le guerre si susseguono con ritmo ed intensità crescente. Iniziano ma non finiscono, alimentando solo la fiorente industria e il commercio immorale di armamenti. Stati e Governi sembrano aver perso la capacità di prevenire e gestire i conflitti mediante gli strumenti della diplomazia e della politica, con i quali far applicare e rispettare le convenzioni e il diritto internazionale. La conseguenza è che la guerra e la barbarie sono nuovamente tornate ad essere le uniche opzioni in campo. Basta, questa logica distruttiva va fermata.
Il teatro di guerra è globale.
La guerra è tornata ad essere uno strumento di regolazione dei conflitti, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’umanità e del pianeta. Ha preso corpo l’idea che l’ordine mondiale debba essere basato sullo scontro tra blocchi e non sulla collaborazione e la giustizia tra i popoli. Le Nazioni Unite, come espressione di tutti i popoli del pianeta, sono umiliate e il diritto internazionale sostituito dalla forza della potenza militare, preludio della guerra globale: nella barbara “logica del più forte”, nessuno è disposto a perdere, ma nessuno ne uscirà davvero vincitore.
Si compiono i due anni di guerra in Ucraina, con centinaia di migliaia di morti, milioni i profughi in fuga ed un terzo del paese distrutto. In Siria, dopo tredici anni di guerra, i risultati sono centinaia di migliaia di morti e la distruzione di una secolare convivenza inter-religiosa e inter-comunitaria. In Africa, guerre e neo-colonialismo non hanno mai cessato di coesistere e di schiacciare le speranze di democrazia e di libertà.
L’ultimo e più drammatico esempio di questa spirale distruttiva è ancora una volta in Medio Oriente, con l’atroce attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha provocato 1200 vittime e più di 200 persone prese in ostaggio, con stupri di guerra sulle donne israeliane; ne è conseguito l’assedio della Striscia di Gaza da parte del governo israeliano con bombardamenti a tappeto, uccidendo più di 24000 palestinesi, inclusi bambini, donne e anziani, la distruzione di ospedali, scuole, presidi delle Nazioni Unite, il taglio dei rifornimenti di carburante, cibo, acqua, assistenza sanitaria. Una escalation di crimini di guerra, che condanniamo e che debbono essere fermati immediatamente per affrontare politicamente e culturalmente le cause che li hanno determinati, applicando il diritto internazionale, il diritto di autodeterminazione di entrambi i popoli, come riconosciuto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite.
E l’elenco dei conflitti, delle guerre, delle violenze purtroppo non finisce qui.
Il percorso della Pace deve essere globale
L’unica via per fermare la follia criminale delle guerre ed eliminare il rischio di un conflitto nucleare, è unire le forze, assumere le nostre responsabilità civiche e democratiche, schierarsi per la pace, per il diritto internazionale, per la riconversione civile e sostenibile dell’economia, promuovendo la cooperazione e la sovranità dei popoli, eliminando vecchie e nuove forme di colonialismo insieme alla politica dei “due pesi e due misure”, alla sicurezza impostata sulla deterrenza nucleare e sui blocchi militari contrapposti; abbiamo il compito di costruire insieme una società globale pacifica, nonviolenta, responsabile, per consegnare alle future generazioni un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto.
Non ci sarà giustizia sociale e climatica, lavoro dignitoso e piena democrazia in un mondo sempre più in guerra, che usa le risorse per la morte e non per la vita, nel quale la giustizia, il diritto internazionale e umanitario vengono calpestati nell’impunità dei colpevoli.
La guerra non è mai una soluzione e l’orrore non deve diventare un’abitudine. Mobilitarsi oggi per la pace, per il disarmo, per la nonviolenza, significa affrontare le sfide globali che abbiamo di fronte pena la distruzione dei diritti, della convivenza, delle democrazie e del pianeta.
Per tutto questo, chiediamo nuovamente a movimenti, reti, associazioni, sindacati, parrocchie, comitati locali, di mobilitarsi insieme nelle piazze italiane, per ribadire il NO a tutte le guerre e il NO al riarmo, per costruire un mondo di pace, di sicurezza e di benessere per tutte e per tutti, per chiedere alle istituzioni italiane ed europee di scegliere la via della pace, impegnandosi per:
- la messa al bando delle armi nucleari
- la riduzione immediata delle spese militari a favore della spesa sociale, sanitaria, per la tutela ambientale del territorio e per una difesa civile e nonviolenta
- la riconversione dell’industria bellica, che sta traendo immensi profitti dalle guerre e dai conflitti armati
- l’immediato cessate il fuoco in Ucraina e nella Striscia di Gaza
- la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, la fine dell’assedio e dell’isolamento di Gaza, il libero accesso agli aiuti umanitari e l’assistenza alla popolazione palestinese
- il riconoscimento dello Stato di Palestina, la fine dell’occupazione e della violenza in Cisgiordania
- la soluzione politica e non militare della guerra in Ucraina, per porre fine all’illegale occupazione russa e per costruire le condizioni di libertà, democrazia, convivenza e di sicurezza comune per l’Europa intera
- il riconoscimento del diritto di asilo e la protezione a dissidenti, obiettori di coscienza, renitenti, disertori, profughi, difensori dei diritti umani, giornalisti, attivisti sociali e sindacalisti vittime della repressione politica in ogni contesto e nazione
- il rafforzamento dell’azione umanitaria e di protezione dei diritti umani nei contesti di violenza strutturale (Afghanistan, Myanmar, Nagorno Karabakh, Iran…)
- lo stanziamento dello 0,7% del PIL a favore della cooperazione allo sviluppo
- la promozione di conferenze regionali di Pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, per ricostruire convivenza e sicurezza nelle regioni martoriate da guerre in Medio Oriente e in Africa, che coinvolgono milioni di persone che vengono uccise, espulse dalle proprie case, impoverite, costrette alle migrazioni forzate”.
Un programma di “lotta e di governo”. Sinistra, se ci sei, batti un colpo!!!!