Perché il 6 gennaio è soprattutto la 'festa della ricerca' nello spirito del dialogo e del confronto

È la “festa della ricerca”, in cui nessuno è escluso: ogni uomo e donna che affronta la sua esistenza con dignità e impegno è sempre in ricerca; non importa da quale cultura, filosofia, sensibilità o fede religiosa, provenga.

Perché il 6 gennaio è soprattutto la 'festa della ricerca' nello spirito del dialogo e del confronto
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

5 Gennaio 2025 - 17.44


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Il Vangelo odierno: Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».

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Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Mt 2, 1-12 – Epifania).

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Si potrebbe ribattezzare il 6 gennaio come la “festa della ricerca”; certamente non con la stupida e stucchevole riduzione a “festa della Befana” (diseducativa anche per i bimbi) così, forse, potremmo ridare a questa festa la sua dignità. È la “festa della ricerca”, in cui nessuno è escluso: ogni uomo e donna che affronta la sua esistenza con dignità e impegno è sempre in ricerca; non importa da quale cultura, filosofia, sensibilità o fede religiosa, provenga.

«Quando qualcuno cerca – rispose Siddharta a Govinda – allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca, e che egli non riesca a trovar nulla, non possa assorbir nulla, in sé, perché pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché è posseduto dal suo sogno. Cercare significa: avere uno scopo» (Hermann Hesse).

Sono così i Magi, posseduti da un sogno. Siamo così anche noi, posseduti da sogni. Sempre? Non proprio. Anche i nostri occhi si offuscano, e anche qui: non conta l’essere credenti o meno. Conta, invece, la capacità di essere vigili, di saper leggere gli eventi, di dar loro un senso; non come esercizio retorico o compensativo ma come “sapore” delle nostre giornate e come “balsamo” nelle nostre prove. Non so dirlo meglio se non richiamando ciò che imparo da alcuni amici non credenti, atei o agnostici che siano. Sempre profondamente ammirato dalla loro capacità di ricercare, di non chiudere nessuna porta, e soprattutto di dialogare e confrontarsi sinceramente. Forse ha proprio ragione Ernst Bloch quando scrive: “solo un ateo può essere buon cristiano, solo un cristiano può essere buon ateo”. Forse perché ricercare vuol dire completarsi in quello che l’altro mi indica. Perché non solo io ho sogni, ma li ha anche chi condivide un pezzo di strada con me. 

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I Magi furono onesti e pronti a condividere i sogni e non solo. Questo fu la prova maggiore dell’autenticità della loro ricerca. Non è fuori luogo ricordare che diversa ricerca è squallidamente rivolta a denaro e potere, l’uomo o l’altro, o entrambi. I sogni di denaro e potere non  fanno crescere il Paese o le comunità religiose, la cultura o la politica. I sogni di denaro e potere non fanno crescere niente e nessuno: sono ambigui, autoreferenziali, miopi, se non corrotti, mentre il mondo intero sta affrontando sfide che potrebbero portarci a un conflitto mondiale e a gestire molti dei nostri Paesi ci sono solo populiste/i di scarsa moralità, cultura e competenza. A volte scarsissime. 

Ma ricercare è anche faticoso: ci sono testi da leggere, cose da imparare, segni da interpretare e tanta strada da fare. Studiare non è un verbo di moda, anzi diminuiscono sempre più docenti e discenti che studiano ancora seriamente. Credere nel Bambino che è a Betlemme è anch’esso faticoso, perché deve sfuggire a tanti surrogati di fede, tradizionalistici o reazionari che siano. Ermanno Olmi l’ha reso stupendamente nel suo film Cammina, cammina. Mentre il poeta Edmond Rostand direbbe: 

“Perdettero la Stella un giorno. 

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Come si fa a perdere la Stella? Per averla troppo a lungo fissata…

I due Re bianchi, ch’erano due sapienti di Caldea, tracciarono al suolo dei cerchi, col bastone.

Si misero a calcolare, si grattarono il mento…

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Ma la Stella era svanita come svanisce un’idea, e quegli uomini, la cui anima aveva sete d’essere guidata, piansero innalzando le tende di cotone.

Ma il povero Re nero, disprezzato dagli altri, si disse: “pensiamo alla sete che non è la nostra. Bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali”.

E mentre sosteneva il suo secchio per l’ansa, nello specchio di cielo in cui bevevano i cammelli egli vide la Stella d’oro che danzava in silenzio”.

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Ricercare è anche fatica da condividere. E condividere è un imperativo pressante. Chi ha fatto il cammino di Santiago (o percorsi simili) sa che mai, soprattutto nella difficoltà e stanchezza, può confidare solo in se stesso. Sarebbe la sua rovina. Si raggiunge la meta, si cerca e si trova perché insieme, nonostante le spinte individualiste e autoreferenziali che ognuno ha in sé. 

E, infine, ricercare è liberante. La vita ripetitiva stanca e deprime. Non si tratta di sognare l’impossibile, ma di sfuggire, come scrive Albert Camus, al “grigiore della rassegnazione” e aprirsi, nelle piccole come nelle grandi sfide, “all’entusiasmo della rivolta”. Oppure, come scriverebbe Hesse:  «Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare – ancora Siddharta – significa: essere libero, restare aperto…».

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