Premio Luchetta. Caso Fasano: la lettera ufficiale

Ecco la lettera ufficiale del gruppo "Giappone Shinjitu – Quello che la stampa italiana nasconde" sull'assegnazione del Premio Luchetta a Giusi Fasano.

Premio Luchetta. Caso Fasano: la lettera ufficiale
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25 Giugno 2011 - 19.29


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Premio Luchetta – Caso Giusi Fasano

Alla cortese att.ne della commissione esaminatrice del Premio Luchetta e per conoscenza a tutti gli altri destinatari

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Egregi Membri

Manca ormai poco più di un giorno alla cerimonia di premiazione per i
vincitori del premio – edizione 2011, tra i quali compare l’inviata del
Corriere della Sera *Giusi Fasano* e il suo reportage “La classe dei 30

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bambini che aspettano ancora i loro genitori”, comparso sul Corriere della
Sera il 19 marzo scorso.

Di fronte all’assegnazione di un premio prestigioso ma soprattutto fondato
su valori forti, fortissimi diremmo, sia nei confronti della professione
giornalistica che delle vicende umane che il giornalismo prende a suo
oggetto, è un grande rammarico dover constatare che l’articolo ritenuto
meritevole del massimo riconoscimento per la sezione “quotidiani/periodici”,
risulti essere una copia ricalcata nei contenuti, struttura e ordine degli

eventi da un altro articolo pubblicato 3 giorni prima, il 16 marzo 2011 dal
quotidiano britannico Telegraph, e intitolato “Japan earthquake: the
children who have lost their parents”.

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(Qui il link all’articolo in questione: [url”Japan earthquake: the children who have lost their parents “]http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/asia/japan/8385087/Japan-earthquake-the-children-who-have-lost-their-parents.html[/url]

Qui una copia in formato jpg: [url”http://bit.ly/jzoqK3″]http://bit.ly/jzoqK3[/url]

Lo stesso articolo, viene addirittura riproposto il 18 marzo dal Daily Mail

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con un impianto ancora più vicino a quello scelto successivamente dalla
Fasano: [url”http://bit.ly/kKIqvg”]http://bit.ly/kKIqvg[/url]

Confrontando le due versioni appare evidente che l’apporto originale
della giornalista si sia limitato ad aggiunte di “colore”, quali possono
esserlo l’isolamento e il silenzio che contraddistingue i trenta bambini o
il loro presunto “preoccupante mutismo, che nessun medico finora è riuscito
a far sospendere”, o ancora a immagini quali quella notturna dei bambini che
si “scaldano stando vicini, dormendo appiccicati sotto una montagna di
coperte”. Nessuno di detti particolari ha fino a prova contraria carattere

di veridicità, in quanto non appaiono nell’articolo del Telegraph né hanno
mai potuto riflettersi negli occhi della “inviata” che per sua stessa ammissione (documento in allegato) non è mai stata sul posto. L’uso di tali espedienti ha a nostro avviso il solo ed esclusivo scopo di soddisfare il
più elementare degli orizzonti di attesa di lettori attratti dalla
combinazione di tragedia+bambini con i facili appetiti che ne conseguono, ma
è lontanissimo dal dimostrare *rispetto* per quella stessa *infanzia* che il
Premio si pregia di inserire tra le sue finalità principali.

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Dispiace constatare essenzialmente due cose: che la commissione
esaminatrice di un premio sufficientemente importante da giungere alla sua
ottava edizione godendo dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica,
del patrocinio della regione, nonché della diretta RAI, non si premuri di verificare l’originalità di un’opera in concorso come avviene per qualunque
altra competizione “letteraria”, verifica che non sarebbe stata difficile
visto che il referente è una delle maggiori testate europee; che la
candidata non si sia premurata di comunicare alla giuria le condizioni in
cui l’articolo era stato scritto, garantendo che ciò non entrasse in *

contraddizione* con uno dei principi fondanti di un premio intitolato a
professionisti che hanno sacrificato la vita per stare sul posto, quello
della “*prima linea*”,

Il premio, recitano le brochure della Fondazione, è un riconoscimento al
“*giornalismo che scruta, approfondisce, comprende e non si astiene dal
partecipare*”, ma stavolta si sta per ufficializzare un giornalismo che NON
ha scrutato, NON ha approfondito, NON ha potuto comprendere ed è pertanto
stato tenuto al di fuori dalla possibilità di partecipare. Ripetiamo, il

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fondamento della questione non sta nell’episodio di plagio, in fondo
contenuto, quanto nello spazio e nel credito che la vostra organizzazione – la vostra, non una qualunque, non un premio generico, ma una Fondazione
fondata allo scopo di ricordare valori per cui sono morte delle persone –
sta per concedere, un riconoscimento che rischia di *invalidare la ragione
stessa dell’esistenza della Fondazione Luchetta*.

In virtù di quanto esposto sopra (e consapevoli della difficoltà di
fermare una macchina organizzativa del genere) chiediamo:

1) Di accompagnare la premiazione della giornalista Giusi Fasano da

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una *dichiarazione
ufficiale* da parte della Fondazione nel corso della diretta televisiva, in
cui si informi il pubblico che quest’anno (per ragioni sulle quali
ovviamente la Fondazione avrà piena libertà di decidere) il premio è stato
assegnato a un articolo non originale, che ricalca in una storia già
pubblicata da un altro quotidiano. Tale dichiarazione non dovrà risolversi
in un veloce ringraziamento a “colui che per primo ha raccontato questa

storia”, come già proposto dalla giornalista stessa in una recente
comunicazione al gruppo che rappresento.

2) Una spiegazione scritta da parte della vostra Fondazione che faccia luce
di quanto è avvenuto all’interno dell’organizzazione in relazione a questo
episodio.

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Contiamo da subito su un’adeguata attenzione e una pronta risposta da

parte della vostra organizzazione.

Cordialmente

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Giappone Shinjitu_quello che la stampa italiana nasconde.

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