Armi ai ribelli libici, il testo integrale dell'interrogazione

Il caso segnalato da Globalist approda in parlamento. Il deputato dell'Idv Evangelisti chiede chiarimenti al ministro degli Esteri Frattini.

Armi ai ribelli libici, il testo integrale dell'interrogazione
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18 Luglio 2011 - 17.37


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Dopo la vicenda delle armi mandate segretamente dal governo italiano agli insorti libici sollevata da [url”Globalist”]http://www.globalist.it/4DCGI/Detail_News_Display?ID=1016&typeb=0&Session=WZUUMMMYOQ[/url] e le prime dichiarazioni dell’onorevole Evangelisti, il caso è formalmente approdato in parlamento con la presentazione dell’interrogazione annunciata. Ecco il testo.

Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

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come si apprende dal sito di informazione www.globalist.it, l’Italia avrebbe fornito armi ai ribelli del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), già a partire dalla prima settimana di marzo 2011 e quindi prima delle incursioni aeree della Nato, con un carico «travestito» da aiuti umanitari; il sito cita fonti ben informate secondo cui unità della Marina militare avrebbero trasportato via mare casse di pistole, fucili, mitra, munizioni e altre attrezzature prelevate da depositi in Sardegna, in particolare da La Maddalena e Tavolara;

secondo Gianni Cipriani, autore dell’articolo, una parte dell’armamento inviato era di prima qualità. Altre armi, donate a suo tempo dagli americani all’ex Sismi, erano assai più antiquate, ma comunque adeguate per armare bande di insorti irregolari: «si trattava, per intenderci, delle armi custodite da quelle strutture della nostra intelligence che, più o meno, facevano riferimento al vecchio dispositivo di Gladio»;

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l’iniziativa, sempre secondo l’articolista, farebbe parte di un vero e proprio conflitto diplomatico tra Italia, Francia e Regno Unito: i tre paesi europei starebbero in effetti giocando senza esclusione di colpi una battaglia «per ottenere il maggior vantaggio del dopo-Gheddafi, mentre gli Stati Uniti si sono da tempo sfilati e non mancano di far trapelare, attraverso le vie diplomatiche… il loro disappunto per come stanno andando le cose»;
il Ministro degli affari esteri, Frattini, ha affermato di aver avviato con discrezione contatti con esponenti dell’opposizione libica ritenendo che farlo in questo modo sia la soluzione migliore soprattutto per i rapporti che l’Italia ha sempre avuto con la Libia;

a nessuno può sfuggire il fatto che se si avviano colloqui «con discrezione», l’ultima cosa da fare sia raccontarlo in una trasmissione televisiva, ma la ratio risulta immediatamente chiara se si considera che proprio in quegli stessi istanti, sempre secondo quanto si apprende dal sito citato, le armi italiane stavano per finire in mano agli insorti di Bengasi;
in altri termini, sembra proprio che l’Italia, bruciando tutti sul tempo con l’invio delle casse «umanitarie» piene di mitra e fucili, pensava di poter mantenere la supremazia, potendo, sembra, contare sulla mediazione dell’ambasciatore libico in Italia, Abdulhafed Gaddur, che a fine febbraio si era schierato a fianco degli insorti;

questa premessa spiega la successiva accelerazione francese e la decisione di bombardare per primi il 19 marzo 2011, giorno di inizio dei raid aerei, solo successivamente passati sotto il comando della Nato; ma spiegherebbe anche perché alcuni giorni orsono, dopo lo scoop de Le Figaro, la Francia ha ufficialmente ammesso di aver fornito armi leggere ai ribelli anti-Gheddafi, paracadutando i rifornimenti nella cosiddetta area delle montagne occidentali, a circa 50 chilometri a sud di Tripoli -:

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se risultino vere le indiscrezioni apparse sul sito citato in premessa;
che ruolo abbia avuto la diplomazia italiana;

quali siano le informazioni in possesso del Governo circa l’arrivo sul suolo libico di quelle armi e che fine abbiano fatto;

se, come hanno confermato numerose fonti dei ribelli, siano effettivamente servite a combattere quella che innegabilmente si configura come una guerra civile.

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