Si è conclusa domenica in Iraq, ad Erbil, la Terza Conferenza Internazionale di Solidarietà con la Società Civile Irachena, che ha visto la partecipazione di circa 250 attivisti e delegati di varie organizzazioni in gran parte provenienti dai 18 governatorati iracheni, ma anche da Turchia, Giordania, Italia, Spagna, Usa, Canada, Germania, Gran Bretagna, Australia, Norvegia, Svezia, Olanda e Francia. Già venerdì 7 ottobre i movimenti sociali iracheni avevano dato prova della loro capacità di mobilitazione organizzando sempre a Erbil la Prima Maratona Internazionale in Iraq, dedicata alla pace e alla nonviolenza, con 1300 partecipanti ufficiali su varie distanze.
La conferenza è il risultato del lavoro di rete tra organizzazioni di società civile irachene e internazionali, iniziato nel 2004 nell’ambito del Forum Sociale Mondiale e facilitato dalla Ong Un ponte per… In due giornate con sessioni plenarie di discussione e lavori di gruppo, sono stati analizzate questioni relative a dieci assi tematici: dalle rivolte popolari irachene nell’ambito della primavera araba, alle campagne anti-militariste e di costruzione della pace con mezzi civili, a diritti umani, ambiente e beni comuni.
Da sottolineare la partecipazione di molte organizzazioni di donne irachene, portatrici di diversi approcci alla questione di genere, alcuni dei quali strettamente legati alla specificità e diversità dei territori da cui provengono: città o campagna, ambiente laico o religioso.
I sindacati iracheni hanno invece posto l’accento sulla gestione dei proventi generati dalla principale risorsa del paese, il petrolio, uno dei temi centrali emersi nel corso della conferenza. Le organizzazioni presenti hanno lamentato l’assenza di una legge nazionale sul petrolio che regoli la distribuzione dei proventi di una risorsa che scatena continue dispute territoriali. In assenza di tale legge, i circa 20 contratti firmati con diverse multinazionali nel corso degli ultimi 2 anni rischiano di depauperare ulteriormente il paese e di creare un problema di sperequazione contrattuale tra i lavoratori stranieri e i lavoratori iracheni impiegati nel settore. A tale proposito giacciono in Parlamento due bozze relative alla nuova legge sul lavoro, che non ha visto però il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.
Molto discussa è stata anche la tematica ambientale, a causa di gravi situazioni di inquinamento legato alla recente storia bellica (negli ultimi due anni si e’ verificato un aumento esponenziale di tumori e malformazioni dovute all’uso di armi non convenzionali) e alle ricadute del Gap (il grande progetto di dighe in Turchia), che implica la riduzione del flusso delle acque del Tigri e dell’Eufrate.
Tra le richieste avanzate dagli iracheni, il rafforzamento del network organizzatore dell’evento, Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI), e maggiore visibilita’ internazionale alle campagne che sono state proposte nella fase conclusiva dei lavori della conferenza, per contrastare i processi di privatizzazione in atto in Iraq, lavorare sulle questioni di genere, la difesa dell’ambiente, la protezione degli attivisti e giornalisti iracheni minacciati per il loro impegno sui diritti umani. Una delegazione irachena del network ICSSI portera’ queste proposte all’imminente Forum Sociale del Sud Asia (Dhaka, Bangladesh, 18-22 novembre 2011) assieme alla notizia dell’avviata costituzione del Forum Sociale Iracheno.