Gaza ha avuto ieri un assaggio di ciò che potrebbe accadere nei prossimi mesi, quando, secondo le dichiarazioni fatte nelle ultime ore dagli stessi comandi militari israeliani, potrebbe scattare una nuova vasta offensiva militare contro la Striscia, simile all’operazione «Piombo fuso» del dicembre 2008 (1.400 palestinesi uccisi). Aviazione e forze di terra ieri mattina hanno colpito simultaneamente quello che una portavoce militare israeliana ha descritto con un «gruppo di miliziani armati».
Due i morti: Mohamed Shaker Abu Audeh e Khaled Ahmed al Zaanin. Il primo è stato ucciso sul colpo, il secondo è spirato in ospedale. Tre i feriti. Tutti erano a bordo di un carretto tirato da un asino e, sempre secondo Israele, si preparavano a sotterrare ordigni esplosivi ad est di Beit Hanoun. Uno di queste bombe, ha aggiunto la portavoce, sarebbe esplosa quando il carretto è stato centrato da uno dei 4 razzi sganciati da un elicottero Apache.
Questa versione viene smentita a Beit Hanoun. «I famigliari e gli amici dicono che Mohammed e Khaled non facevano parte di alcuna organizzazione armata, erano dei semplici lavoratori diretti al confine al solo scopo di raccogliere metalli e detriti da riutilizzare e vendere», ha riferito al manifesto Rosa Schiano, una fotografa italiana che vive e lavora a Gaza da alcuni mesi. Erano civili anche per Mohamed Abu Selmiya, capo dei servizi sanitari d’emergenza nella Striscia.
In varie aree di Gaza lungo le linee di confine – sorvegliate centimetro per centimetro dall’esercito israeliano – si ammassano notevoli quantità di detriti in parte riciclabili e i giovani palestinesi pur di raggiungerle si spingono a breve distanza dalle postazioni israeliane. Da parte loro i servizi di sicurezza di Hamas hanno parzialmente confermato la versione israeliana, sostenendo che l’area dove è stato colpito il carretto viene spesso usata dai miliziani per sparare razzi e che i due giovani morti appartenevano ad un gruppo salafita. Il movimento islamico (che controlla Gaza dal 2007) nelle scorse settimane ha ordinato la fine dei lanci di razzi e si è proclamato a favore di una «resistenza popolare» non più armata contro Israele.
Ieri si sono avuti sviluppi anche nel lento processo di riconciliazione Hamas-Fatah, il partito guidato dal presidente Anp, Abu Mazen. Questi vedrà al Cairo il leader di Hamas, Khaled Mashaal.
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