L'ammiraglio ministro naviga in cattive acque

La relazione alle Camere sui tagli alla Difesa accusata dai pacifisti di falsità. Letterina ai militari per farsi perdonare e ora il brutto pasticcio India.

L'ammiraglio ministro naviga in cattive acque
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20 Febbraio 2012 - 17.03


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Gli indiani non pellerossa. Quesiti sulla grave crisi in corso tra India e Italia. Domande e alcune -poche- certezze. 1. Chi ha deciso di obbedire ai militari indiani dirigendo la nave in porto? Eppure la Marina militare aveva ordinato di non assecondare le richieste delle autorità locali e di non far scendere a terra i Marò della San Marco. 2. Chi ha deciso di obbedire ai militari indiani dirigendo la nave in porto? Il comandante della petroliera? 3. Da quando mai del personale militare è sottoposto a ordini di personale civile in fase operativa? 4. Ma i satelliti spia che fotografano anche le pipì clandestine che turbano Giovannardi, quel 15 febbraio erano in vacanza su tutto l’Oceano indiano?

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La rabbia con le stellette.
Non c’è la Fiom in marina e non si preparano scioperi, ma il malumore è palpabile. Argomentazione chiave. Qualsiasi eventuale errore, abbiano eventualmente fatto quei marò, non li puoi scaricare nelle mani di una magistratura montata dall’opinione pubblica nazionale nel pieno di una campagna elettorale dove una italiana (Sonhia Ghandi) è la nemica da battere. Accettando inoltre la violazione palese delle regole internazionali sulla navigazione. Sì, perché quella maledetta petroliera stava navigando in acque internazionali. Senza dubbio e senza inganno, stando almeno alle rilevazioni satellitari che dovrebbero fare testo anche nella lontana India.


Chi gioca coi numeri.
Secondo il report trasmesso a Roma l’allarme scatta alle 11.30 (ora italiana) del 15 febbraio mentre la Enrica Lexie si trova a «33 miglia dalla costa sudovest dell’India». La posizione della nave è confermata dai dati forniti dal satellite, attivato da chi era a bordo, ma viene contestato dalle autorità locali. Anche gli orari non coincidono, visto che la polizia indiana colloca gli spari almeno due ore dopo. Quasi si parlasse di due episodi diversi. Latorre, nella sua relazione, allega tre fotografie che dovrebbero dimostrare proprio questa divergenza: il peschereccio sarebbe infatti diverso dal St. Antony dei marittimi uccisi. Seguono le testimonianze degli altri cinque soldati presenti a bordo.

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Parliamone coi Ros.
Nella relazione trasmessa giorni fa ai carabinieri del Ros e alla Procura di Roma, Massimiliano Latorre ricostruisce i momenti cruciali del conflitto a fuoco avvenuto al largo delle coste indiane, relazione che indica gli autori della sparatoria. E nega che l’azione abbia potuto provocare feriti, tanto meno vittime. Era lui il capo del «nucleo di protezione» imbarcato sulla petroliera Enrica Lexie per contrastare gli atti di pirateria. E proprio lui -adesso accusato insieme con Salvatore Girone dell’omicidio di due pescatori- firma il rapporto con foto allegate, inviato alla magistratura italiana. Manca il rapporto del comandante della petroliera certamente registrato sul “Libro di bordo”.


Misteri dolorosi.
L’orario dell’azione, il luogo esatto dove è avvenuta, l’imbarcazione che ha attaccato la petroliera. Ma c’è pure un altro interrogativo: perché, nonostante gli italiani abbiano comunicato di essere in acque internazionali, sono poi entrati nell’area controllata dagli indiani così consentendo il fermo dei due marò? Ed è accaduto dopo il parere contrario espresso dalla Marina Militare. Qui entra in ballo la “catena di comando” e le responsabilità -del tutto indirette- del ministro-ammiraglio e di chi -governo precedente e ministro della Difesa La Russa- aveva firmato con l’associazione degli armatori accordo e regole di ingaggio per militari prestati a privati per azioni antipirateria.


L’armatore disarmato.
Ora la magistratura italiana sta decidendo di inviare una squadra investigativa in India. Primo compito, verificare se siano stati loro, gli armatori, a decidere di far entrare nel porto di Kochi la Enrica Lexie. La Marina aveva espresso parere contrario, così come aveva raccomandato di non far scendere a terra i militari. E invece si è deciso di assecondare le richieste indiane. La procedura prevede che le decisioni a bordo siano prese dal comandante d’accordo con la Compagnia, ma generalmente in situazioni di emergenza ci si muove in accordo con le autorità militari e con il governo italiano. Verificare se davvero sia stato l’armatore a ordinare di abbandonare le acque internazionali e per indicazione di chi. Convenienza di chi

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