Di Checchino Antonini
La Grecia del 2012 come la Spagna del ’36? Se lo chiedono i movimenti antiliberisti. Appuntamento a Bruxelles il 7 aprile per cominciare a parlare di «una grande, unitaria, combattiva protesta di massa, una giornata europea di solidarietà col popolo greco e contro le politiche di austerità, privatizzazione e smantellamento dei servizi pubblici. E, soprattutto, per la cancellazione del debito greco».
La proposta è appena giunta da Atene ed è firmata dal Comitato ellenico contro il debito ([url”www.contra-xreos.ge”]http://www.contra-xreos.gr/[/url]) convinto che l’indebitamento sia stato il grimaldello col quale la Troika -Bce, Fmi e Commissione europea – sia riuscita da dieci anni a trasformare la Grecia in un «laboratorio di politiche barbare e inumane, antidemiocratiche e antisociali».
Insomma, sono proprio le cavie di quel laboratorio ad avvertire che la Troika ha in mente la sua generalizzazione al resto del continente. Il 7 aprile, nella capitale belga, ci sarà l’incontro delle campagne europee e nordafricane per l’audit sul debito e quel giorno, per i greci, si dovrebbe discutere di come non lasciare sole le “cavie”.
«Non c’è più il minimo dubbio -spiegano i No Debito greci- nelle strade e nelle piazze greche non sono in gioco soltanto le sorti della società greca ma della stragrande maggioranza della popolazione europea». Quello che fu la Spagna nel ’36 per l’Europa, oggi potrebbe diventare la Grecia in lotta del 2012, ha detto in un meeting internazionalista marsigliese (domenica scorsa ci sono state iniziative del genere in diverse città francesi e degli Stati Uniti), anche Sonia Mitralias, attivista No deb greca, facendo piazza pulita dei clichés sulla specificità del caso greco legata, secondo le versioni ufficiali, alla corruzione endogena e all’ipertrofia del “pubblico”.
Nel ’36, però, la resistenza spagnola al fascismo restò tragicamente sola e perse con conseguenze angosciose per le “cavie” di molti paesi. «Siamo disposti a consentire che la storia si ripeta?», chiede l’appello greco – che si possa accettare una sconfitta clamorosa che avrebbe conseguenze tragiche e di lunga durata per tutti i lavoratori europei?». Mobilitarsi avrebbe perciò la duplice funzione di sostenere la resistenza greca – stremata dalla precipitazione del potere d’acquisto del 70% e dalla disoccupazione – contro un nemico di classe internazionale molto ben strutturato e di dare un impulso alla creazione di un movimento europeo di cui s’avverte sempre più il bisogno.
«Sicuramente ci saremo quel giorno a Bruxelles», dice Giorgio Cremaschi, tra i promotori del comitato No Debito No Monti che si appresta ad attraversare le scadenze del 25 assieme ai No Tav, il 9 marzo con la Fiom e il 31 a Milano per il corteo dalla Bocconi a Piazza Affari.