Milioni di lavoratori in piazza. Era stato annunciato da un mese. Oggi l’India si è fermata per il più grande sciopero, secondo i dirigenti sindacali, dal 1947, ossia dall’indipendenza.
Sono investiti tutti i settori chiave dell’economia come i trasporti e le telecomunicazioni, l’industria manifatturiera, le banche, le industrie, i porti e le poste.
Le richieste. Tra le richieste principali c’è la contrattazione sulle assunzioni di manodopera nel terziario, la riforma della legge sul salario minimo, l’incremento di gratifiche. Inoltre, si chiede la creazione di reti di sicurezza sociali per tutti i lavoratori del settore informale, attraverso la creazione di un Fondo nazionale di previdenza sociale, l’applicazione delle leggi fondamentali del lavoro e provvedimenti nei confronti di persone fisiche o giuridiche che violano le leggi lavoro.
Cresce la disoccupazione.Il primo ministro Manmohan Singh e il ministro del lavoro, Mallikarjun Kharge, avevano tentato ieri di bloccare la protesta e di trattare ad un tavolo. Ma i sindacati sono andati aventi.
Il numero dei disoccupati nel paese è aumentato in maniera impressionante rispetto allo scorso anno. Secondo stime ufficiali il numero dei milionari supera il milione, mentre circa 400 milioni di cittadini vivono con meno di due dollari al giorno, nonostante i successi economici del gignate asiatico.
I sindacati e le organizzazioni a difesa dei diritti caolcolano che più di 256 000 contadini si sono torlti la vita dal 1995 ad oggi, travolti dalle politiche neoliberiste.