E’ passato un anno, da quando le proteste degli indignados spagnoli avevano occupato le piazze delle più importanti città, ispirando mezza Europa e Paesi di altri continenti, con un modo del tutto nuovo, un’espressione realmente partecipativa e pacifica. Oggi quegli indignados, che nel corso dell’ultimo anno hanno lavorato lontano dai riflettori dei media, tornano in piazza meglio organizzati e con una forte passione civile.
Uno spirito rinnovato, dunque, anche se non mancheranno ancora una volta le tende piantate nelle piazze, nonostante i divieti formali e la tolleranza zero già annunciata. Il ministro dell’interno Jorge Fernandez Diaz, infatti, parla chiaro: “Ovviamente non ci saranno camping perché sono illegali”. Ma poco importa agli indignados di quest’anno la questione formale. Non sono le tende ad interessarli, ma i contenuti della protesta. Se qualcuno vuole piantare una tenda lo farà in piena autonomia.
Quello che conta è che sono ottanta le città spagnole interessate dall’indignazione contro banchieri e politici, responsabili della situazione economica del Paese. La novità di quest’anno, però, sta nel fatto che si passa dalla protesta alla proposta. Cinque i punti fondamentali: non un euro in più alle banche, istruzione e sanità pubblica di qualità, stop alla precarietà, alloggi adeguati per tutti e reddito minimo garantito. Panelli e discussioni assembleari in tutte le piazze.
Saranno 50 le città in tutto il mondo ad unirsi alla protesta. In quest’occasione l’evento si coordina con il movimento americano Occupy Wall Street. “La maggiore concentrazione della protesta si avrà in Europa”, prevede un attivista del comitato internazionale di Valencia, che è in contatto anche con New York. Atene, Francoforte, Londra e Lisbona saranno i punti più caldi dell’Europa. Mentre fuori dal vecchio continente ci sono Okland, New York, Mosca, Sydney e dieci città brasiliane, che faranno sentire la propria voce.