Grecia nel caos: nessun controllo su immigrati e rifugiati

L'allarme lanciato da Unhcr e dalla Caritas: Atene non riesce più a svolgere l'attività di registrazione e accoglienza dei richiedenti asilo. La crisi apre le frontiere.

Grecia nel caos: nessun controllo su immigrati e rifugiati
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18 Maggio 2012 - 11.13


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Fra i problemi che si stanno creando in Grecia in queste settimane di crisi drammatica, c’è anche quello, non secondario, dell’incapacità delle autorità del Paese a gestire le pratiche dei rifugiati e degli immigrati provenienti dall’Afghanistan, dall’Iraq, dall’Iran e da altri Paesi del Medio Oriente e dell’Asia. E’ questo l’allarme lanciato dalla Cairtas e dall’Unhcr, l’Alto commissariato per rifugiati delle Nazioni Unite. “Il Paese non è più in grado ormai – ha detto Laura Stopponi, responsabile dell’Ufficio Europa Caritas italiana – di svolgere le pratiche di riconoscimento dei richiedenti asilo, è un fatto molto serio perché la Grecia è un Paese di ingresso e di transito verso l’Europa. Si sta creando quindi un pericoloso vuoti giuridico. Di questo stiamo parlando sia con l’Unione europea che con l’Unhcr, l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite”. Lo stesso quadro è stato denunciato dalle agenzie delle Nazioni Unite.

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Fra le ipotesi per porre rimedio alla situazione, anche quella che funzionari europei possano sostituire le autorità greche in questa attività. In questi giorni si è svolto a Cagliari “Migramed”, il Meeting internazionale delle Caritas del Mediterraneo, durante il quale anche la situazione greca e la crisi economica sono stati al centro dell’attenzione. “C’è il rischio che – rileva la rappresentante della Caritas – a causa della crisi alcuni Paesi decidano di chiudere le frontiere ma questo non farebbe che aumentare la zona di illegalità e quindi la quantità di immigrati che finiscono nelle mani della criminalità”. “Per esempio – rileva ancora Laura Stopponi – Caritas Germania che gestisce a nome del governo l’accoglienza, ritiene che bisogna invece in questa situazione aumentare l’inclusione per evitare aree d’illegalità”. “D’altro canto – aggiunge ancora – per esempio da noi, gli italiani che prima non volevano fare prima i lavori degli immigrati, non vogliono farli neanche adesso, con la crisi. Bisogna inoltre tenere conto del fatto che gli immigrati , in una situazione di questo gene, sono la pare più debole della popolazione”.

Fra i dati impressionanti di questi giorni, c’è il ritorno a casa dalla Grecia di circa 600mila immigrati albanesi, non perché sono stati respinti ma perché nel Paese manca il laovor e nno ci sono più prospettive future.

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