Onu: governo di unità in Siria. E Assad?

La road map prevede la creazione di un governo di unità nazionale. Ma Russia e Usa si scontrano sul ruolo del presidente: dentro o fuori? Contrarie le opposizioni.

Onu: governo di unità in Siria. E Assad?
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1 Luglio 2012 - 13.42


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di Emma Mancini

Una transizione di potere sostenuta dalla comunità internazionale, Russia compresa, che non duri più di un anno e che coinvolga anche il presidente Bashar Al Assad. Questa la ricetta uscita dalla riunione delle Nazioni Unite di ieri a Ginevra per porre fine alla crisi che sta insanguinando la Siria.

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Presenti al vertice, oltre ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, anche i ministri degli Esteri di Turchia, Iraq, Kuwait e Qatar, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e la rappresentante degli affari esteri dell’Unione Europea Catherine Ashton.

Per risolvere la crisi, secondo l’inviato speciale di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, è necessaria la creazione di un governo di transizione sostenuto a livello internazionale. Importante il ruolo che l’attuale presidente siriano potrebbe ricoprire e che, secondo Annan, dipenderà esclusivamente dalla volontà del popolo siriano: il piano approvato ieri prevede infatti il coinvolgimento non solo dei gruppi di opposizione, ma anche di membri dell’attuale esecutivo. Nella pratica, un governo di unità nazionale che porti la Siria fuori da una crisi lunga 16 mesi.

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Come spiegato dal ministro degli Esteri turco, Davutoglu, il piano formulato ieri prevede l’implementazione di una “prospettiva più comprensiva”, che vada oltre il semplice ricambio ai vertici, ma includa riforme strutturali: libere elezioni, pluralità politica, libertà di espressione, manifestazione e pensiero.

Il futuro di Assad: Mosca vs. Washington. La road map disegnata dall’ex segretario generale delle Nazioni Unite ha trovato l’ok dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, seppure le divergenze tra Stati Uniti e Russia non siano state del tutto appianate: Mosca non ha alcuna intenzione di defenestrare Assad, mentre Washington interpreta il piano Annan come un chiaro allontanamento del presidente alawita.

Gli Stati Uniti, durante la riunione di ieri, hanno accettato l’eventuale coinvolgimento di alcuni degli attuali membri del governo siriano, ma non di Bashar. “Assad deve andarsene – ha detto il segretario di Stato Hillary Clinton dopo il vertice – Non passerà mai il test dell’unità nazionale, visto il sangue che gli sporca le mani”.

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Dall’altra parte, la Russia. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov non ha ceduto di un passo, insistendo che la road map non prevede la sostituzione di Assad al potere: “Nel documento non c’è alcun tentativo di imporre al popolo siriano nessun tipo di processo di transizione”.

Nell’idea di Kofi Annan (che ieri ha chiaramente espresso la sua preoccupazione per l’evolversi della crisi siriana e chiesto la massima unità internazionale per giungere ad una soluzione) dovrebbe essere lo stesso Assad a chiedere alle Nazioni Unite di scegliere un interlocutore che rappresenti il regime e che dialoghi con i negoziatori dell’opposizione. Opposizione che però ha già espresso la sua contrarietà ad un eventuale governo di unità nazionale, fianco a fianco con il regime.

La reazione di Assad: “No a soluzioni imposte dai poteri internazionali”. E se le opposizioni rifiutano di formare un governo con quello che considerano un omicida, neanche la reazione del presidente Bashar Al Assad si è fatta attendere. In un’intervista alla tv di Stato iraniana, Assad ha dichiarato che non accetterà alcuna soluzione imposta dai poteri internazionali e che rifiuta di creare un governo di unità nazionale con i “terroristi” dell’opposizione.

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Secondo Assad, a fomentare la crisi sono i fattori internazionali e regionali e in particolare la natura coloniale occidentale che sta tentando di imporre la propria visione. Aggiungendo che a livello regionale, sono molti i Paesi che hanno come obiettivo un indebolimento del ruolo siriano nel mondo arabo.

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