Il primo paese 100% biologico è il Buthan

E' l'idea del ministero dell'Agricoltura che ha non solo lo<br>scopo di proteggere l'ambiente e la salute, ma anche di condurre il Paese verso l'autosufficienza.

Il primo paese 100% biologico è il Buthan
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7 Agosto 2012 - 17.15


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L’agricoltura 100% biologica è made in Bhutan. Il governo del piccolo Stato himalayano ha stabilito
infatti questo obiettivo sebbene non manchino resistenze e
dubbi. Il ministero dell’agricoltura ha di recente
reso noto che il cosiddetto programma biologico, lanciato nel
2007, è in fase avanzata di realizzazione. Esso ha non solo lo
scopo di proteggere l’ambiente e la salute, ma anche di condurre
il Paese, estremamente povero, verso l’autosufficienza,
insegnando agli agricoltori nuovi metodi di coltivazione.

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Il Bhutan, conta solo 700mila abitanti ed è attualmente
costretto a importare
il riso, base dell’alimentazione della popolazione. Il problema
è che nelle aree più povere e remote del Paese i contadini non
sono in grado di approvvigionarsi di fertilizzanti ed altri
prodotti chimici. La politica che intende gestire la transizione
verso il biologico, notano alcuni esperti, è pertanto più una
necessità che una scelta.

D’altra parte il Bhutan non è solo a percorrere questa strada.
Alle sue frontiere stanno facendo altrettanto due Stati indiani,
il Sikkim, che vuole diventare “tutto biologico” nel 2015, e il
Kerala, che sarebbe dovuto diventare “all-organic” nel 2010.

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Come ha spiegato alla recente conferenza di Rio sullo sviluppo
sostenibile il primo ministro del Bhutan Jigmi Thiley, la
marcia verso il biologico nasce dalla convinzione che la
prosperità del Paese dipende dalla capacità di lavorare in
armonia con la natura. Secondo questo approccio non bisogna
guardare al Prodotto nazionale lordo, ma alla Felicità nazionale
lorda. E componente essenziale della felicit… ? il benessere
spirituale di cui la salvaguardia dell’ambiente ? un elemento
essenziale.

Non tutti però sono d’accordo. In particolare, nota il Bhutan
Observer, le fattorie più moderne, capaci di produrre per
l’esportazione mele, mandarini o patate, non vogliono farsi
imporre il biologico.

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