A meno di 80 giorni dal voto per le presidenziali Usa, arriva un brutto colpo per Barack Obama dalla nuova coperina della rivista americana Newsweek. Il noto settimanale considerato di tendenza liberal si schiera contro il presidente in carica e titola: «Abbandona il campo, Barack: ecco perché abbiamo bisogno di un nuovo presidente». A firmare l’articolo è Niall Ferguson, che quattro anni fa era consulente politico dell’avversario di Obama, John McCain, e che sostiene che il presidente «non ha mantenuto nessuna delle grandi promesse che fece 4 anni fa».
Ferguson ritiene che Obama non abbia “mantenuto nessuna delle grandi promesse che fece 4 anni fa”. “Nel suo discorso di insediamento (il 20 gennaio 2009)”, ricorda Ferguson, “Obama promise ‘non solo di creare nuovi posti di lavoro ma di gettare le fondamenta per una nuova crescita”. Ma le cose non sono andate così: “La disoccupazione nel 2012 sarebbe dovuta essere (secondo i piani del presidente) al 6% ma è stata in media dell’8,2%”, sottolinea lo studioso, aggiungendo che anche la crescita, prevista nella ‘finanziaria’ Usa del 2010, “la prima presentata da Obama, era stimata al 3,2%, del 4% nel 2011 e del 4,6% nel 2012. In realtà le vere percentuali sono state il 2,4% nel 2010 e l’1,8% nel 2011 e per l’anno in corso pochi si attendono che si vada oltre il 2,3%”.
La durissima analisi prosegue con l’esplosione del debito: “Sempre nel 2010 si prevedeva che fosse al 67% per poi scendere al 66% nel 2011, mentre in realtà per l’Ufficio del Bilancio del Congresso (una sorte di Corte dei Conti Usa) tocchera’ il 70% del Pil”. Ferguson riconosce che Obama ha dovuto affrontare anni difficili e gestire crisi innescate da altri, ma ricorda, come anche in materia di riforma del sistema finanziario, (gli eccessi di ‘Wall Street’ che hanno messo in ginocchio ‘Main Street’, uno dei suoi slogan preferiti), non sia stato fatto nulla di concreto. “Sono passati 5 anni dall’inizio della crisi ma i problemi centrali, l’eccessiva concentrazione finanziaria (le banche ‘too big too fail’, troppa grandi per lasciarle fallire) e il loro eccessivo ricorso alla leva (meccanismi moltiplicatori di segno positivo ma anche negativo degli investimenti) finanziaria, non sono stati affrontati”.
Riguardo alla politica estera poi lo storico scozzese accusa Obama di aver tradito tutte le aspettative. In particolare ritiene che Obama abbia “mancato l’appuntamento con l’ondata rivoluzionaria (la primavera araba e non solo) in Medio Oriente…nel caso dell’Iran (2009) non fece nulla e i gangster della repubblica islamica schiacciarono brutalmente i dimostranti. Idem per la Siria.