La Serbia continua ad essere una delle destinazioni europee più favorevoli per gli investimenti stranieri, non solo dei Paesi dei Balcani ma anche degli altri Paesi europei, oltre alla Russia e alla Cina. Tra le ragioni ovvie, il basso costo della manodopera qualificata. Oltre a ciò il fatto che la Serbia è membro dell’Accordo Cefta e l’Accordo sul libero commercio con la Russia. Ad intenderci, una fabbrica serba compartecipata – immaginiamo la Fiat di Kragujevac – più vendere i suoi prodotti in Russia pagando una dogana dell’uno per cento.
Secondo l’accordo nazionale per lo sviluppo economico locale, in Serbia vi sono 21 municipalità che offrono condizioni d’affari molto favorevole, grazie alla riduzione della pressione fiscale e alle sovvenzioni. Questo ha fatto sì che negli ultimi anni gli investimenti stranieri abbiano raggiunto i due miliardi di euro. Il certificato Naled è il primo segnale agli investitori sul clima d’affari favorevole nelle città di loro interesse. L’elenco delle principali azienda estere presenti già oggi in Serbia è soltanto una parte della miriade di altre piccole ma significative presenza.
Ad esempio, l’azienda Bosch è presente da anni in Serbia ed ha accumulato varie esperienze positive, che hanno spinto la compagnia ad estendere la capacità di produzione investendo altri 71 milioni di euro. La Bosch è così tra i 5 maggiori investitori tedeschi in Serbia ed a Pećinci, in Vojvodina, dove verranno prodotti componenti ad alta tecnologia. L’azienda francese Michelin ha acquistato della fabbrica “Tigar tajers” di Pirot. L’impresa ha un piano di investimenti di circa 170 milioni di euro per estendere la capacità di produzione a 12 milioni di pneumatici l’anno.
Il Governo serbo e l’azienda slovena di elettrodomestici Gorenje hanno siglato un accordo per la costruzione di una nuova fabbrica di frigoriferi a Valjevo. Gli sloveni investiranno 20 milioni di euro per la costruzione della fabbrica su una superficie di 30mila metri quadri. I lavori termineranno tra circa due anni e la compagnia sarà così in grado di raddoppiare la sua produzione annuale. Nella cittadina di Irig l’impresa svizzera Cotton medix costruirà uno stabilimento per la produzione di assorbenti sanitari. La compagnia austriaca Eimax che si occupa di costruzione di spazi d’affari e centri logistici, è interessata ad investire a Stara Pazova.
Dalla Francia è giunta a Smederevo l’azienda tessile Margot Fontain. Inoltre, la ditta tedesca Deichmann, il maggiore produttore di scarpe in Europa, aprirà altri due punti vendita in Serbia, a Belgrado e Kru?evac, che si aggiungono ai molti altri già presenti nel Paese. Il gigante dell’industria bielorussa della gomma Bel?in è pronto invece a collaborare con la Trajal korporacija di Kru?evac. Non sono, tuttavia, solo gli investitori europei interessati a fare affari in Serbia. Il proseguimento della modernizzazione della centrale termica Kostolac sarà realizzato con dei finanziamenti dalla Cina.
La prossima fase prevede un investimento di circa 100 milioni di dollari per l’incremento della produzione di carbone nella miniera Drmno, fino a 12 milioni di tonnellate l’anno. E’ stata avviata la costruzione di un ulteriore blocco termoenergetico del valore di 570 milioni di dollari. Il Canada ha altresì annunciato nuovi investimenti e l’apertura dell’Ufficio regionale d’ingegneria dell’azienda Lavalin. Dal 2000 ad oggi il Canada ha investito 500 milioni di dollari in Serbia, con la prospettiva di triplicare l’importo nei prossimi anni.
I dirigenti della Lavalin hanno da poco siglato un accordo di ricostruzione e modernizzazione della fonderia di rame a Bor e per la costruzione di una fabbrica di acido solforico del valore di circa 220 milioni di euro. Un’altra azienda canadese, la Magna International, ha già sottoscritto un accordo con il comune di Od?aci in cui partirà la produzione di ricambi auto. L’Italia, sappiamo, è impegnata sul settore auto, nonostante la crisi nella stabilimento ex Zastava di Kragjuevac dove si produce la nuova 500L, da poco importata anche nel nostro paese.
[url”[GotoHome_Torna alla home]”]http://www.globalist.it/[/url]
Argomenti: unione europea