Almeno ventimila persone davanti a attorno al Parlamento di Madrid. E’ la terza manifestazione in cinque giorni. Una marea umana che non smette di protestare per i pesanti tagli imposti dal governo di Rajoy, un austerity che pesa gravemente sulla condizione di una popolazione già vessata dalla mancanza di lavoro e che chiede giustizia. La Spagna che insorge davanti ai tagli alla spesa pubblica che colpiscono scuola, sanità e cultura. Ancora licenziamenti, fabbiche che chiudono, ospedali che ormai viaggiano a regime ridotto, fornendo solo i servizi essenziali. E una disoccupazione giovanile che è schizzata al 50 per cento.
Una manifestazione pacifica per quasi tutta la giornata di ieri, con slogan e canti di lotta. Una protesta che però in tarda serata è stata spezzata nuovamente da altre cariche della polizia, dirette contro un gruppo dipersone che a manifestazione conclusa hanno continuato a presidiare le strade di Madrid. Ma soprattutto plaza de Neptuno, alle spalle del Parlamento. Una piazza divenuta simbolo della lotta degli indignados, un luogo che solo pochi giorni fa è stato protagonista di violenti attacchi della polizia a danno dei manifestanti, costretti a fugguire e rifugiarsi in ogni luogo al riparo dei manganelli delle forze dell’ordine.
Una settantina i feriti, l’altro giorno, tra i membri del movimento 25-S, alcuni di loro in gravi condizioni, picchiati selvaggiamente nel corso di pestaggi indiscriminati e cariche inspiegabili. 34 erano state le persone arrestate e poi rilasciate, per attentato alle istituzioni dello Stato e resistenza. Capi di imputazione che richiamano alla memoria una storia che la Spagna si è lasciata alle spalle da tempo, quella del regime fascista di Francisco Franco. Ma la voglia di tornare protagonisti del proprio futuro sembra non voler spezzare le speranze di un movimento nato in modo spontaneo solo un anno fa. Un movimento senza bandiere, né simboli di partiti e sindacati. Ma solo la forza di una coscienza politica collettiva.
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