Nei giorni scorsi il Vaticano ha fatto una mossa sorprendente: ha proposto infatti di dar vita a una commissione bilaterale tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese per affrontare il vasto contenzioso tra i due stati. L’idea, lanciata formalmente dal Prefetto di Propaganda Fide, cardinal Filoni, ha trovato subito l’ostracismo dell’ala dura del cattolicesimo “anti-Pechino”, anche perché è chiaro che una prospettiva del genere pone un problema: come si crea una commissione bilaterale tra due entità che non si riconoscono, che non hanno relazioni diplomatiche? Si risolve creando due commissioni, provvisoriamente, ma è chiaro che la prospettiva è un’altra, e non esclude svolte diplomatiche.
L’innovativa iniziativa di Propaganda Fide ha trovato, molto significativamente, il consenso dell’arcivescovo di Hong Kong, che ha così dimostrato di avere una visione meno intransigente verso Pechino del suo predecessore, il cardinale Zen. Dunque la chiesa cinese non è più in una barricata, accetta la prospettiva di un dialogo, se Pechino…
Ma la vera novità è che le antenne vaticane più sensibili e informate registrano un interesse cinese: i funzionari governativi che si occupano della “questione religioni” a Pechino avrebbero infatti fatto sapere che l’idea è “interessante”.
L’ufficializzazione di una svolta del genere, che aprirebbe scenari del tutto nuovi sull’autonomia della Chiesa e quindi sulle altre “autonomie”, non avverrà certo durante il congresso. Ma dopo…