Chi sono i ribelli del Mali?

Sono tre i gruppi ribelli maggiormente attivi: salafiti, qaedisti e Tuareg. Di estrazione islamica, formano un’alleanza che controlla soprattutto il Nord.

Chi sono i ribelli del Mali?
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22 Gennaio 2013 - 19.30


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da Cape Town

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Rita Plantera

Le truppe corazzate francesi e maliane sono entrate a Diabaly solo ieri, dopo che sabato i ribelli islamici legati ad Al Qaeda, a seguito dei raid aerei francesi hanno abbandonato la città vestiti come la gente del posto.

La regione intorno a Diabaly, città del Mali Centrale a circa 350 km dalla capitale, Bamako, è stata per molto tempo uno dei centri nevralgici delle attività delle cellule di Al Qaeda che si pensa abbiano campi di addestramento nella foresta dell’Ouagadou, vicino al confine con la Mauritania. Le truppe francesi avanzano cautamente nel timore che il territorio sia disseminato di mine e trappole esplosive.
Questo mentre da Human Rights Wacth arriva la denuncia di abusi commessi dai soldati maliani contro i civili nella città di Niono, centro operativo delle truppe franco-maliane, e si temono rappresaglie dell’esercito contro i gruppi di etnia Tuareg a araba.

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Intanto i Tuareg separatisti del National Movement for the Liberation of Azawad (MNLA) si dicono pronti a sostenere le forze internazionali contro i gruppi ribelli islamici, forse nel tentativo di riconquistare il Nord del Paese.

“MNLA vuole combattere i terroristi accanto a ECOWAS e alla comunità internazionale” ha dichiarato in un’intervista alla Reuters il portavoce di MNLA, Ibrahim Ag Mohamed Assaleh.

Sin da gennaio 2012, quando i ribelli Tuareg di MNLA cominciarono a occupare diverse città nel Nord, nel Mali è in corso un conflitto armato tra le forze governative e i gruppi ribelli MNLA, Al Qaida in the Islamic Maghreb (AQIM), Ansar Dine, il Movement for Unity and Jihad in West Africa (MUJAO) da un lato e tra questi stessi gruppi che si contendono il potere del territorio dall’altro.
Ad aprile dell’anno scorso i combattenti di MLNA dichiararono l’indipendenza del Nord del Mali, soprannominando la regione Azawad.

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Dopo un iniziale sostegno dato ai Tuareg di MNLA, a seguito di scontri armati con quest’ultimi l’alleanza islamica formata dall’ala nord-africana di Al Qaeda, AQIM, e dai gruppi di estrazione locale Ansar Dine and MUJAO ha avuto la meglio e a partire da aprile 2012, approfittando dell’instabilità politica seguita al colpo di Stato ad opera di un gruppo di soldati guidati dal capitano Amadou Haya Sanogo, ha preso il potere nel Nord imponendo la legge della Sharia.

Secondo molti analisti la fine del potere di MNLA nella reagione e il motivo per cui molti combattenti hanno disertato per passare tra le file di Ansar Dine e MUJAO fu l’esaurimento e la mancanza di risorse finanziarie. Al contrario, i guppi ribelli islamici sono molto più ricchi, avendo ricavato denaro negli ultimi anni dai riscatti dei rapimenti di occidentali e dal traffico di cocaina, marijuana e sigarette.

La Sharia prevede che venga punito con violenze, fustigazioni, esecuzioni sommarie e arresti arbitrari chi si rende responsabile di comportamenti giudicati “haraam” cioè “proibiti”. Tra questi rientrano fumare e vendere sigarette, consumare e vendere alcolici, ascoltare musica su dispositivi portatili, fare qualunque altra cosa che non sia la lettura del Corano, non prendere parte alle preghiere quotidiane.

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Molti testimoni hanno raccontato a Human Rights Watch di aver visto uomini e donne arrestati o frustrati per strada e nelle piazze da adolescenti armati per aver fumato, consumato alcolici, o per non essersi vestiti adeguadatamente (il codice dell’abbigliamento prevede che le donne portino il capo coperto, indossino lunghe vesti e rinuncino a profumi e gioielli).
Secondo quanto riportato da residenti nelle regioni di Timbuktu, Kidal, and Gao, sono i bambini di circa 11 anni, vittime di reclutamenti forzati, a presidiare i checkpoint, pattugliare le strade, fare la guardia ai prigionieri, condurre attività di intelligence raccogliendo informazioni tra la gente, cucinare per i ribelli.

Chi è accusato di furto o rapina è punito con l’amputazione degli arti.

Inoltre, a Timbuktu sono stati distrutti mausolei, cimiteri e santuari di grande importanza storica, religiosa e culturale soprattutto per la gente del Mali.

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Ma chi sono i ribelli del Mali?

Secondo quanto riportato da fonti BBC, Human Rights Watch e da un rapporto della Corte Penale Internazionale dello scorso 16 gennaio, oltre al National Movement for the Liberation of Azawad (MNLA) sono 3 i gruppi ribelli maggiormente attivi nel Mali. Questi ultimi sono di estrazione islamica e formano un’alleanza che controlla soprattutto il Nord: Ansar Dine, il Movement for Unity and Jihad in West Africa (MUJAO) e il Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM).

Il National Movement for the Liberation of Azawad (MNLA) è un movimento politico-militare nazionalista Tuareg nato tra ottobre e novembre 2011 che opera nel deserto dell’Azawad e formato soprattutto da ex combattenti Tuareg di ritorno dalla Libia dove avevano sostenuto le milizie di Gheddafi. Composto da circa 10,000 combattenti al comando di Bilal Aq Cherif, il MNLA si è dimostrato capace di pianificare e condurre operazioni militari per un periodo prolungato di tempo in ricorrenti scontri armati contro le Forze Armate del Mali, da gennaio a fine marzo 2012.

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Al Qaida in the Islamic Maghreb (AQIM) è un’organizzazione salafita jihadista considerata il successore del Salafist Group for Preaching and Combat (GSPC) emerso dall’Armed Islamic Group (AIG). AQIM è un gruppo armato di base nel Sud dell’Algeria con 4 zone militari e una struttura organizzativa completa. La leadership è composta dall’Emiro, dal consiglio dei notabili e dai capi dei comitati e degli organi i quali costituiscono ciò che è noto come il Consiglio della Shura, responsabile del coordinamento tra i diversi livelli di leadership. Il nucleo centrale era stimato nel 2010 intorno ai 400-800 combattenti. AQIM è suddiviso in unità militari regionali e centrali, o “brigate”, chiamate Katiba, ciascuna guidata da un comandante. Le 5 brigate centrali fanno riferimento direttamente all’Emiro di AQIM. Questo gruppo non controlla nessuna delle grandi città ma opera liberamente in tutto il Nord in quanto ha una libera alleanza con Ansar Dine e MUJAO.

Il Movement for Unity and Jihad in West Africa (MUJAO) è il gruppo separatista di AQIM. Nell’ottobre 2011 ha dichiarato la jihad in Africa Occidentale. È stato fondato ed è guidato dal sultano Ould Badi e dagli ex membri di AQIM Hammad Ould Mohamed Khair e Abou QoumQoum. Poche le informazioni sulla forza numerica di MUJAO, ma si valuta che conti circa 300 combattenti. Il movimento controlla un campo militare a Gao e le città di Douentza, Gao, Menaka, Ansongo e Gourma ed è impegnato in operazioni militari congiunte nel Nord del Mali insieme ad Ansar Dine.

Ansar Dine è considerato un movimento armato jihadista salafita Tuareg caratterizzato da un nazionalismo diverso da quello rappresentato da MNLA e la cui aspirazione è quella di imporre la sharia in tutto il Mali. Ha legami con diversi gruppi radicali armati del Nord del Paese, tra cui Al Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM) e il Movement for Unity and Jihad in West Africa (MUJAO). È guidato da Iyad Aq Ghali, ex leader ribelle Tuareg, è formato da più di 300 combattenti addestrati nei campi di Kidal, Gao e Mopti ed è attivo a Kidal e a Timbuktu, come dimostrato dal suo presunto coinvolgimento nella distruzione di santuari e da scontri con il gruppo MNLA in questa città. È in grado di procurare, trasportare e distribuire armi dalla Libia attraverso l’Algeria. La leadership di Ansar Dine governa attraverso consigli locali le città sotto il suo controllo e ha istituito una forza speciale di polizia a Timbuktu per far rispettare la legge della Sharia.

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Il 16 gennaio scorso la Corte Penale Internazionale ha formalmente aperto un’inchiesta sui crimini di guerra in Mali presumibilmente compiuti a partire da gennaio 2012 dai gruppi armati ribelli e dallo stesso esercito governativo responsabili tuti di omicidi, mutilazioni, tortura, violenza, attacchi contro obiettivi protetti, di condanne ed esecuzioni compiute in assenza di giudizio da parte di tribunali regolarmente costituiti, saccheggi e stupro contro civili.

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