Aveva appena concluso quel suo breve e dirompente discorso, senza pettorine rosse né stole dorate, senza mai pronunciare la parola “papa”, né riferita a sé né al suo predecessore, che ha chiamato «il nostro vescovo emerito». Ho preso il telefono e ho chiamato Tubinga. Risponderà? Al secondo squillo Hans Kung ha risposto, mi sono presentato e gli ho chiesto: «è una svolta epocale, vuole commentarla per noi?». «Lui mi ha detto, “certamente, certamente, perché mai no?!»
Lo hanno sospeso a divinis, ad Hans Kung, per le sue posizioni considerate eretiche, ma questo non ha intaccato la sua fama anzi… Ma a tutti i patimenti del passato mi è parso che non ci pensasse, mentre con voce tra il toccato e il gioioso mi diceva: «sono davvero felice, felice che abbiamo un papa che potrebbe davvero le riforme indispensabili.”
Non ha perso l’occasione per dire subito che Jorge Mario Bergoglio è senz’altro meglio di tutti gli altri cardinali indicati come papabili in questi giorni. Un uomo di grande cultura, di grande preparazione filosofica-teologica, un uomo con il quale il papato finalmente arriva di tanti cattolici e di tanti poveri, quelli ai quali lui è stato sempre vicino. «Ma soprattutto la scelta del nome, Francesco, è l’indice di un programma di governo. Il primo papa che si ispira a San Francesco si richiama al nemico della chiesa del più illustre papa medievale, Innocenzo, simbolo di una chiesta potente e inquisitrice. Evidentemente intende rimanere dalla parte dei poveri, degli umili. Sono davvero un uomo felice».
A quel punto come non chiedergli se affronterà le riforme. «Io dicono che la prima emergenza, urgenza, è il confronto con la modernità. Io spero che voglia cominciare di qui, che è la questione delle questioni, e quindi dalle indispensabili riforme della curia. Ci riuscirà? Sono cose enormi, che avranno conseguenze molto importanti. Se andrà avanti diventerà il nuovo Giovanni XXIII, la sua opera e il suo pontificato avranno una eco e un consenso paragonabili a quelli che ebbe il “papa buono”. Se non lo farà, se si limiterà alle parole, il riformismo cattolico crescerà dal basso, e nelle chiese si sentirà l’urlo del grande francese, “indignatevi, indignatevi”. Ma io sono felice, sono felice che abbiamo davvero un papa che potrebbe interrompere il cammino seguito dai suoi ultimi predecessori e intraprendere davvero la strada delle riforme. Sì, questa sera sono felice».
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