Sono almeno ventiquattro i penitenti che, in occasione delle celebrazioni per la settimana Santa nelle Filippine, si sono fatti inchiodare alla croce per rievocare come ogni anno la sofferenza e la morte di Gesù. Altre centinaia si sono autoflagellate, frustandosi ripetutamente la schiena, secondo un rito diffuso in varie località del paese asiatico in occasione del venerdì santo.
Migliaia di devoti e turisti si sono radunati nella città di San Fernando nella provincia di Pampanga, 60 chilometri a nord di Manila per assistere alle crocifissioni, diffuse anche nei villaggi vicini. Wilfredo Salvador, uno dei crocifissi, ha raccontato di aver scelto di partecipare al rituale sette anni fa come ringraziamento «per tutti i miracoli» della sua vita.
«E per espiare i miei peccati», ha ribadito l’uomo del villaggio di San Juan, poco prima che 7.5 centimetri di chiodi gli venissero piantati nei palmi.
Preoccupato per le pratiche di flagellazione messe in atto dai fedeli, Monsignor José Palma, capo della Conferenza episcopale delle Filippine, li ha esortati a concentrarsi sulla meditazione e la preghiera, invece di dedicarsi a forme di penitenza estreme. «Speriamo che a poco a poco tutti seguano il vero spirito della Pasqua, in cui si celebra il pentimento e la salvezza dai peccati concessaci dal figlio di Dio», ha detto Palma. Oltre l’80 per cento dei circa 94 milioni di abitanti delle Filippine è di fede cattolica.
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