I quattro giornalisti italiani sequestrati nel nord della Siria stanno bene e la trattativa per la liberazione è a buon punto, tanto che è possibile uno sblocco in un tempo relativamente breve, anche se la zona dove si trovano gli ostaggi è area di guerra e un qualsiasi evento potrebbe determinare uno slittamento, anche lungo dei tempi.
Questo è quanto ha rivelato alle 15 ora italiana a Globalist una qualificata fonte siriana operante nella zona.
Rispetto al silenzio stampa chiesto dalla Rai, la fonte ha precisato che – al momento – le uniche informazioni sensibili che potrebbero procurare rischi riguardano l’esatto luogo della detenzione (che manteniamo segreto) e alcuni termini dell’accordo che si stanno discutendo in queste ore, di cui non facciamo menzione.
L’unica cosa che si può dire è che non si è trattato di un semplice malinteso o della verifica di credenziali e permessi – come sostenuto ieri – e che i giornalisti avrebbero potuto chiarire da soli. Ma è stato necessario l’arrivo di altri mediatori sul posto e, appunto, l’avvio di una trattativa con richieste e contropartite che si sta svolgendo in queste ore. Anche le modalità di rilascio e di messa in sicurezza dei giornalisti non si prospettano totalmente semplici.
Al momento c’è ottimismo, anche se – va ripetuto – in quelle zone non si è mai sicuri fino all’ultimo istante. Ma Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabous stanno bene. E questa, al momento, è la notizia migliore.