Il terrorismo islamico Made in Britain preoccupa gli 007 inglesi
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Il terrorismo islamico Made in Britain preoccupa gli 007 inglesi

Allerta dell'Mi5 sui cittadini britannici tornati dalla Somalia, luogo di jihad. Allo studio misure anti internet. E cresce l'islamofobia. [Francesca Marretta]

Il terrorismo islamico Made in Britain preoccupa gli 007 inglesi
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27 Maggio 2013 - 20.39


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da Londra

Francesca Marretta

L’Mi5 ha riaperto i fascicoli dei cittadini britannici rientrati dalla Somalia. Londra tenta di prevenire e scongiurare un secondo caso Lee Rigby, il tamburino dell’esercito attaccato e decapitato in pieno giorno la scorsa settimana a Woolwich per mano degli anglo-nigeriani Michael Abdelobajo, 28 anni e Michael Adebowale, 22.

I servizi segreti britannici sono in rapporto presso la Commissione parlamentare per i Servizi (Intelligence and Security Commettee), per spiegare come e perchè i killer di Rigby, ora in ospedale in attesa di processo, non fossero più sotto una lente d’ingrandimento.

Abdelobajo era stato deportato in Gran Bretagna dal Kenya nel 2010 per legami con gli al-Shebaab somali, gruppo legato ad al-Qaeda, circostanza che l’Mi5 non conferma. In Kenya il giovane islamista sarebbe stato torturato da esponenti dei servizi di Londra.

L’Mi5 avrebbe poi cercato di reclurare Abdelobajo. Lo ha dichiarato un amico dell’attentatore di Woolwich, Abu Nusaybah, intervistato dopo l’attentato durante la trasmissione della Bbc Newsnight, al termine della quale è finito in manette. Finora sono sei gli arrestati per la vicenda Rigby.

Se non è certo che la radicalizzazione di Abdelobajo e Adebowale, cristiani convertiti all’Islam, sia avvenuta in un campo d’addestramento somalo o in una camera di tortura, si sa invece che a Londra i due erano seguaci del predicatore Usman Ali, 36 anni, esponente del disciolto gruppo al-Muhajiroun, dichiarato fuorilegge.

Anche Usman Ali è carta conosciuta dei servizi britannici, dato che era stato fermato per sei giorni e poi rilasciato, con l’accusa di partecipazione a un attentato di al-Qaeda che prevedeva la decapitazione del Primo Ministro canadese e la cattura di ostaggi al fine di fare pressioni su Ottawa per il ritiro del contingente dall’Afghanistan.

Usman Ali è stato messo al bando dal centro islamico di Greenwich per le sue posizioni estremiste. Il suo numero è stato trovato nell’agenda di Abdelobajo, che era anche in contatto con il fondatore e i leader di al-Muhajiroun. Un quinto dei condannati per attività terroristica in Gran Bretagna negli ultimi dieci anni risultano avere legami con lo stesso gruppo.

Sono ormai diversi anni che giovani europei, statunitensi, australiani e canadesi si recano in Somalia per addestrarsi al Jihad, meta preferita al Pakistan, dove i campi per la preparazione alla guerra santo sono nel mirino dei droni americani. Da tempo i servizi segreti segnalano la pericolosità del terrorismo islamico Made in Britain.

Il Ministro dell’Interno Theresa May ha trovato nella vicenda Rigby argomenti per riproporre leggi sul controllo di Internet (Communications Data Bill), finora bloccate dagli alleati di governo liberaldemocratici. A darle manforte è anche l’ex ministro dell’Interno Laburista, Alan Johnson.

L’associazione dei capi di polizia (Association of Chief Police officers) ritiene i controlli internet essenziali per proteggere il pubblico.

Oltre a provocare la tragica e prematura fine di un giovane soldato l’attentato di Londra ha avuto come conseguenza l’aumento esponenziale di aggressioni e attacchi contro obiettivi islamici. Si presume che gli estremisti che firmano tali azioni siano noti alle forze dell’ordine, che non riescono però ad arginare l’onda islamofobica.

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