Il presidente egiziano Mohamed Morsi è stato posto agli arresti domiciliari dai militari nella sede della guardia repubblicana al Cairo. L’esercito egiziano ha eretto barriere protettive e ha steso filo spinato introno alla caserma della guardia repubblicana dove si trova il presidente. La notizia, al momento, non trova conferme ufficiali, ma è stata comunque accolta dai manifestanti di Piazza Tahrir con fuochi di artificio e urla di gioia. Le forze di sicurezza egiziane hanno anche imposto il divieto di espatrio al presidente.
Finisce così dopo un anno la presidenza di Morsi e la sua era sembra al tramonto. L’esercito ha preso in mano la politica del Paese. Non ci sono per ora notizie di scontri e feriti, anzi il gruppo islamico egiziano Jama’a al-Islamiya ha invitato i suoi sostenitori a mantenere la calma e assumere un atteggiamento pacifico, in vista della scadenza dell’ultimatum dei militari alle forze politiche del paese.
Morsi è stato informato dai militari di non essere più presidente dell’Egitto dalle 19.00 di stasera, la stessa ora in Italia, in seguito al fallimento dei negoziati con i militari per lasciare il potere. Il capo delle Forze Armate egiziane, il generale Abdel Fatah al Sisi, ha, inoltre, annunciato il contenuto della roadmap, tabella di marcia, per il futuro dell’Egitto.
Sisi ha esordito ricordando che per mesi le forze armate hanno esortato Mohamed Morsi ad un dialogo di riconciliazione nazionale ma lui ha fallito e non è più presidente. La Costituzione è sospesa per un breve periodo di transizione e il presidente della Corte Costituzionale, Adli Mansour, assumerà l’incarico di capo dello Stato ad interim.
La Corte definirà unn nuova legge elettorale per elezioni solo legislative al momento. Sisi ha anche intimato che le forze armate sono pronte a fermare qualsiasi tentativo di contrastare con la forza quanto deciso dalle forze armate, dall’opposizione e dai leader religiosi.
Consiglieri di Morsi: è in atto un golpe militare – Il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente egiziano ha denunciato che è in atto un golpe militare. Golpe che, ha aggiunto, non potrà avere successo a meno di un carneficina perché il presidente può contare sulla resistenza del popolo. E poi: “Per il bene dell’Egitto e della accuratezza storica chiamo quello che sta succedendo col suo vero nome: un golpe militare”. Lo ha affermato Essam el Haddad, consigliere per gli affari esteri sulla sua pagina Facebook, sottolineando che “oggi solo una cosa è importante”. “Nessun golpe militare può riuscire a fronte di una consistente forza popolare senza un vasto bagno di sangue”, ha scritto.
Truppe schierate per separare sostenitori e anti-Morsi – Un contingente di truppe egziane è già schierato al Cairo per separare i manifestanti che sostengono il presidente Morsi e gli oppositori. Secondo al Ahram i militari sono schierati alla moschea di Rabaa Al-Adawiya, e davanti al palazzo presidenziale di Ittihadiya. Anche degli elicotteri militari stanno sorvolando piazza Tahrir, a circa un’ora dopo lo scadere dell’ultimatum imposto dai militari al presidente egiziano Mohamed Morsi.
Fonti dell’esercito precisano che i movimenti di blindati intorno ai sostenitori del presidente Morsi non sono un attacco ai manifestanti ma solo una manovra per impedire un confronto con i dimostranti oppositori. “L’esercito egiziano appartiene a tutti gli egiziani”, hanno detto i militari. I blindati hanno circondato l’area della moschea di Rabaa Adaweya, nella parte orientale del Cairo, dove sono riuniti migliaia di manifestanti pro-Morsi, ma anche piazza Tahrir e i dintorni del palazzo presidenziale, in cui stanno manifestando invece gli oppositori del presidente.
Scontri in corso nei pressi dell’Università del Cairo – La situazione resta tesa. Sono infatti in corso scontri all’università del Cairo tra sostenitori e manifestanti ostili al presidente Morsi. Lo ha riferito uno dei reporter della Bbc, Jeremy Bowen. L’esercito, schierato con alcuni blindati fuori dal complesso, per il momento non è intervenuto.
In un comunicato, il gruppo chiede inoltre ai “politici sensibili di intraprendere iniziative per evitare l’ulteriore deterioramento della situazione e preservare la sicurezza nazionale”. Il movimento rivela inoltre che sta lavorando dietro le quinte per favorire un compromesso tra la presidenza e i militari e, a questo scopo, chiede “piu’ tempo”. “La transizione dei poteri – si legge infine – deve avvenire facendo ricorso ai meccanismi costituzionali”.
“I vertici delle forze armate sono attualmente riuniti con esponenti nazionali politici, religiosi e dei giovani. Un comunicato del comando generale delle forze armate sarà diffuso subito dopo il termine della riunione”. È quanto scrive, invece, il portavoce dei militari egiziani sulla sua pagina Facebook.
Appello Usa: serve una soluzione politica – La crisi egiziana “va risolta con mezzi politici”: è questo l’appello lanciato dagli Usa. “Gli Stati Uniti – ha ribadito quindi il portavoce del Pentagono, George Little – non sostengono alcun gruppo o partito”.
Morsi: meglio morire piuttosto che essere condannato dalla storia – Il presidente egiziano non rinuncia alla sua carica e non intende rassegnare le dimissioni. Per lui “è meglio morire” piuttosto che “essere condannato dalla storia e dalle generazioni future”. “Per un presidente della Repubblica, che diversamente farebbe ritornare l’Egitto ai giorni della dittatura dai quali Allah e la volontà del popolo ci hanno invece salvati, è meglio morire in posizione eretta come quella di un albero”, ha sottolineato il portavoce, “piuttosto che essere condannato dalla storia e dalle future generazioni per aver gettato via le speranze degli egiziani d’instaurare una vita democratica”.
Nel frattempo le Forze Armate hanno confermato che è “attualmente in corso” la riunione tra “il Comando Generale” e “diverse personalità religiose, nazionali, politiche e giovanili”. “Non appena” saranno conclusi i colloqui, si anticipa in una nota, lo stesso “Comando Generale diffonderà un comunicato”. La precisazione sembra essere stata imposta da una precedente smentita da parte di fonti militari che, protette dall’anonimato, avevano negato si stesse tenendo la riunione.
Morsi propone governo di coalizione – Il presidente ha lanciato la proposta di un governo di coalizione come soluzione per far uscire il Paese dalla gravissima crisi politico-istituzionale in cui è ripiombato. Nell’offerta di Morsi non appare peraltro compresa alcuna particolare concessione alle forze di opposizione.
Carri armati fuori dalla tv di Stato: staff evacuato – Intanto dei carri armati sono stati schierati fuori dalla sede della tv statale egiziana dal primo pomeriggio. Il personale che non sta lavorando alle dirette è stato evacuato.
Per quanto riguarda Ertu, tutto lo staff non necessario per le attività in diretta ha lasciato l’edificio, e un operatore ha spiegato alla Bbc che l’evacuazione è avvenuta su invito di un ufficiale.
I soldati sono rimasti in redazione e controllano le attività di produzione ma, ha riferito sempre lo staff, non stanno al momento interferendo con le notizie.
Il nuovo ultimatum – «Giuriamo che sacrificheremo anche il nostro sangue per l’Egitto e la sua gente, per difenderla dai terroristi, dagli estremisti e dai pazzi». È quanto si legge sulla pagina Facebook del Consiglio Supremo delle Forze Armate egiziane (Scaf), guidato dal ministro della Difesa e capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, generale Abdel Fattah al-Sisi.
L’Egitto sta attraversando la sua crisi politica peggiore dal momento della caduta del regime di Hosni Mubarak, nel febbraio 2011.
Intanto il quotidiano Al -Ahram ha svelato il piano dei militari per allontanare Morsi con le buone e le cattive dal governo.
Il presidente egiziano Mohamed Morsi oggi si dimette oppure sarà destituito dall’esercito: anticipa il quotidiano filo-governativo egiziano. La defenestrazione di Morsi, prosegue il quotidiano, schiuderà la strada alla tabella di marcia delineata dalle Forze Armate: un processo di transizione che dovrebbe durare tra i 9 e i 12 mesi e prevede la sospensione della Costituzione e la creazione di un consiglio presidenziale ad interim, composto da tre membro, presieduto dal presidente della Corte Costituzionale, Adli Mansour.
Al-Ahram ha aggiunto che la roadmap prevede un governo neutrale di transizione che sarà guidato da un capo militare; il progetto prevede anche modifiche alla Costituzione entro pochi mesi, seguite da elezioni presidenziali anticipate. Una fonte militare egiziana ha comunque già smentito le anticipazioni del quotidiano: secondo la fonte, il prossimo passo sarà quello di chiamare ad uno stesso tavolo le forze politiche, sociali ed economiche del Paese per dialogare proprio sulla tabella di marcia definita dai militari.
Lo Stato Maggiore delle Forze armate egiziane, inoltre, diramerà un comunicato subito dopo la scadenza dell’ultimatum dato alle forze politiche del paese per una soluzione della crisi in corso. L’ultimatum dei militari, arrivato due giorni fa e scaduto oggi alle 16.30, è stato respinto dal presidente Mohamed Morsi.
Stupri e violenze – Sul luogo delle proteste, nel frattempo, un centinaio di donne sarebbero state molestate o stuprate. Lo denuncia Human Rights Watch, che in un comunicato riferisce di «almeno 91 manifestanti aggredite sessualmente e in alcuni casi stuprate in piazza Tahrir in un clima di impunità». Domenica sono stati denunciati 46 casi di aggressioni sessuali, 17 lunedì e 23 martedì. Cinque altre aggressioni sessuali sarebbero avvenute venerdì e sono state denunciate da «Nazra for Feminist Studies».
Notte di scontri – In nottata scontri in vari quartieri del Cairo, anche davanti all’università dove si erano riuniti i sostenitori di Morsi, hanno provocato la morte di 23 persone e il ferimento di oltre 600. Nella notte una escalation della contrapposizione con un discorso alla nazione di Morsi, preceduto da una serie di messaggi su Twitter, nel quale il primo presidente dei Fratelli musulmani ha ribadito la sua legittimità, che gli deriva, ha sottolineato, dall’essere stato eletto direttamente dal popolo. Morsi ha anche lanciato una sfida ai militari che lo hanno messo in mora. “Se il costo di questa legittimità è la vita, la sacrifico volentieri” ha detto in un discorso durato una quarantina di minuti, nel quale ha ripetuto quasi ossessivamente la parola legittimità.
I militari non hanno aspettato molto per replicare, alzando ulteriormente il livello dello scontro. In un messaggio sulla pagina facebook della Forze armate dal titolo eloquente “le ultime ore”, hanno affermato: “Giuriamo davanti a Dio che sacrificheremo il nostro sangue per l’Egitto e il suo popolo contro tutti i terroristi, estremisti e ignoranti”, si legge. I media egiziani sono univoci nel dire che oggi è il giorno della fine del regime di Morsi, mentre al Ahram, governativo pubblica una road map definita dai militari per il dopo che prevede una transizione di 9-12 mesi nei quali delineare una nuova costituzione sotto la guida di un governo di tecnici presieduto da un militare. Nel clima di attesa e di confusione la Jamaa Islamiya, movimento integralista che sostiene Morsi, prima ha affermato, tramite uno dei suoi esponenti più noti Tarek el Zumar, di essere favorevole ad un referendum su elezioni anticipate, per smentire poco dopo in un comunicato dell’organizzazione.
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