Morales bloccato in aeroporto a Vienna, al pari di un qualsiasi tiranno o criminale di guerra ricercato dalla comunità internazionale, perché sospettato di avere a bordo il super-ricercato Snowden. Portogallo, Francia, Italia e Spagna (magari anche altri si scoprirà) che hanno negato il permesso di sorvolo al presidente democraticamente eletto di un paese sovrano con il quale – tra l’altro – esistono normali rapporti diplomatici. L’aereo di Morales addirittura perquisito a Vienna, come accade con i contrabbandieri o trafficanti di droga.
Siamo per caso nel 1980 – anno della strage di Ustica, tanto per essere chiari – quando sui cieli di Mediterrano ci fu uno scenario di guerra (come testimoniato dai tracciati radar) e forse qualcuno cercò di abbattere l’aereo con a bordo Gheddafi? No, siamo nel 2013. E alla Casa Bianca non c’è Ronald Reagan ma Barack Obama, il democratico al quale – frettolosamente – è stato assegnato il Nobel per la Pace. Eppure gli Stati Uniti hanno mostrato il loro volto imperiale. Loro ordinano e gli altri eseguono. Non c’è più nemmeno George Bush, colui il quale nel nome della “guerra al terrorismo” si era inventato prove false sulle armi di distruzione di massa per giustificare il bagno di sangue in Iraq (che continua in un paese diviso e devastato) che ha autorizzato torture, le prigioni di Guantanamo e Abu Graib, i rapimenti in mezzo mondo.
Eppure quello che è accaduto ieri è indicativo della volontà degli Stati Uniti di cercare di essere nuovamente i gendarmi del mondo. O almeno in quelle parti del mondo che ancora sono sotto il loro tallone.
Il blocco e la perquisizione dell’aereo con a bordo il presidente Evo Morales rappresenta un precedente. Ora si potrebbe (o si dovrebbe, volendo essere equanimi) fare nei confronti di tutti coloro inseguiti da un semplice sospetto.
La cosa avrà un seguito: il Perù, presidente pro tempore dell’Unasur (Unione delle nazioni sudamericane), è pronto a convocare un vertice urgente dei capi di Stato dell’Unione per parlare del caso Evo Morales.
Su Twitter il ministro degli Esteri dell’Ecuador, Ricardo Patino, ha scritto: “Ho appena parlato con il ministro degli esteri del Perù, Eda Rivas. Il Perù ha chiesto ai paesi dell’Unasur la disponibilità per una riunione urgente dei presidenti”. “Chi è con la Bolivia ed Evo – ha aggiunto Patino – è con l’America Latina e l’Ecuador. Non permetteremo questo affronto contro un leader latino-americano. L’Unasur deve dimostrare all’Unione europea il vero significato dell’integrazione latino-americana”. E sicuramente l’america latina di oggi non è più la stessa dei decenni precedenti, comandata da regimi fantocci o criminali, talora finanziati dalle multinazionali e sostenuti dalla Cia. Non è più così. E forse questa azione compatterà – più che dividere – i “bolivariani” rispetto agli altri paesi. Vedremo.
Quello che appare curioso, al di là di come la si pensi su Snowden – se eroe dei diritti civili o pedina di un meccanismo più vasto – è che gli Stati Uniti, appena scoperti nell’aver violato leggi, accordi internazionali e rapporti fiduciari, possano dettare legge più che dare spiegazioni. Se l’Nsagate fosse stato opera dei boliviani, probabilmente sul capo di Evo Morales già ci sarebbero mandati di cattura internazionali e progetti per ripristinare ordine e sicurezza nel paese “canaglia”.
Ultima domanda: l’Italia è stata parte attiva nel negare lo spazio aereo a Morales. Ma è stata altrettanto attiva la procura di Roma ad aprire un fascicolo sul presunto spionaggio Usa alle nostra rappresentanze diplomatiche? Che sono territorio italiano. La notizia criminis c’è: l’indagine doverosa. Scomoda, ma doverosa.
Scoppia la protesta in Brasile – La presidente brasiliana, Dilma Rousseff, ha espresso “indignazione” per le restrizioni imposte al presidente Evo Morales da alcuni governi europei: “Il pretesto di questa attitudine inaccettabile – la presenza a bordo dell’aereo presidenziale di Edward Snowden – oltre ad essere falso, rappresenta una grave violazione del diritto internazionale e delle norme di civile convivenza tra le nazioni”, si legge in una nota della presidente brasiliana. Il ministro degli Esteri, Antonio Patriota, ha denunciato “l’arroganza” dei Paesi europei.