Smentita Usa: nessun attacco a breve

Secondo il Telegraph Obama e Cameron stanno progettando un attacco missilistico contro Damasco, ma la Casa Bianca smentisce: nessun attacco a breve.

Smentita Usa: nessun attacco a breve
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26 Agosto 2013 - 16.35


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La Casa Bianca ha smentito le informazioni riportate dal quotidiano britannico Daily Telegraph secondo cui Washington e Londra si appresterebbero a lanciare un’azione militare contro la Siria «nei prossimi giorni».
«Il presidente Obama non ha deciso di impegnarsi in un’azione militare», ha detto un responsabile alla presidenza.

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Il Daily Telegrapf e il Daily Mirror hanno riferito, infatti, che il presunto attacco con il gas del 21 agosto a Damasco, che secondo l’opposizione siriana ha causato 1.300 morti, ha accelerato il corso degli eventi: Stati Uniti e Gran Bretagna decideranno a breve come procedere al primo attacco missilistico contro il regime siriano. Secondo le due testate la scossa allo status quo (il conflitto è iniziato a marzo del 2011) sarebbe frutto della lunga telefonata odierna (40 minuti) tra Barack Obama e David Cameron in cui i due leader avrebbero deciso di prendere una decisione “entro 48 ore” ipotizzando un attacco entro al massimo “10 giorni”.

Oggi il controllo dell’area – Gli ispettori delle Nazioni Unite hanno lasciato in mattinata l’hotel di Damasco dove erano rimasti di fatto ‘confinati’ fin dal loro arrivo in Siria, il 18 agosto, diretti verso l’oasi di Ghouta, l’area rurale in gran parte controllata dagli insorti che si estende alla periferia orientale della capitale, e che mercoledì scorso sarebbe stata teatro del presunto attacco lealista con missili al gas nervino, costato a detta degli stessi ribelli diverse centinaia di morti tra la popolazione civile: lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti alla scena, secondo cui gli esperti dell’Onu sono saliti su un convoglio composto da sei veicoli, scortati da unita’ delle forze di sicurezza siriane e accompagnati da un’ambulanza. Indossavano tutti giubbotti corazzati di colore azzurro con le insegne del Palazzo di Vetro.

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Una risposta all’uso di armi chimiche da parte del regime siriano sarebbe possibile anche senza l’appoggio unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri britannico William Hague alla Bbc radio.

Washington e Londra hanno già nella regione forze militari potenti. Gli Usa hanno schierato nel Mediterraneo (base dell’intera VI flotta) nelle vicinanze delle acque siriane 4 cacciatorpedinieri della classe Arleigh Burke armati ognuno con 96 missili da corciera Tomahawk in grado di colpire con estrema precisione bersagli a 2.500 km di distanza, gli stessi usati per martellare la Libia di Muammr Gheddafi nel 2011. La Royal Navy ha diverse navi da guerra, incluso – secondo il Telegraph – un sottomarino a propulsione nucleare, la portaerei Hms Illustriuos, la portaelicotteri Hms Bulwark e almeno 4 fregate, Il dispositivo areo vede nelle vicinanze la base Usa di Incirilik a Smirne in Turchia, oltre a squadriglie di F-16 nella confinante Giordania e quella della Raf ad Akrotiri a Cipro.

Oggi è in programma una riunione ad Amman in Giordania dei vertici militari di 10 Paesi, a partire dal generale usa Martin Dempsey, il britannico Sir Nick Houghton, e gli omologhi di Francia (il cui governo sostiene la necessita di una risposta militare ad Assad), Canada, Italia e Germania (che non vedono di buon occhio un intervento armato) oltre che Giordania, insieme ad Arabia Saudita, Qatar e Turchia (Paesi sunniti che fanno a gara nel sostegno alla multiforme opposizione siriana). L’evento, hanno sottolineato diverse fonti, era previsto da giugno ma l’attacco del 21 agosto ha impresso una accelerazione agli eventi e quindi assume una rilevanza diversa.

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