Le donne a volante che fanno tremare i Saud

In queste ore ognuno ha la sua preoccupazione per la sicurezza nazionale. Per noi è lo spionaggio, per i sauditi sono le donne che vogliono guidare.

Le donne a volante che fanno tremare i Saud
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redazione Modifica articolo

26 Ottobre 2013 - 10.25


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“Donna al volante, pericolo costante!” Frugate pure tra i detti attribuiti al Profeta dell’Islam, Maometto, e quindi di considerevole peso in uno stato come l’Arabia Saudita che ha nel Corano la sua Costituzione, ma questo vetusto modo di dire non lo troverete. Eppure la mobilitazione del governo saudita per impedire alle donne di dar vita oggi ad una mobilitazione nazionale per il riconoscimento dei diritto all’esercizio della guida di un’automobile, è stata enorme.

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Telefonate casa per casa, manifesti, campagna intimidatoria sui giornali ufficiali del regno. Ma a fare impressione è soprattutto il “porta a porta” scatenato dal ministro al Turki. I funzionari del dicastero dei trasporti hanno tempestato di chiamate tutte le giovani attiviste mettendole a parte del fatto che se oggi si fossero fatte vedere alla guida di un mezzo di trasporto sarebbero finite in gattabuia.

Il regno trema per i fronti interni, aperti guarda un po’ dalla Primavera che dal 2011 pervade le società arabe, e di cui le donne, gli sciiti del sud del Paese, gli immigrati segregati e i giovani sono i motori in questo regno miliardario e oscurantista.

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Così la manifestazione di oggi non si farà, le promotrici hanno già annunciato il loro dietrofront, ma non hanno gettato la spugna. L’iniziativa si trasforma in una mobilitazione nazionale senza raduni e senza epicentri. Un modo per seminare altro panico nel ministero del rigoroso al-Turki. Perchè molti sono convinti che il regno sia irriformabile, anche cedere sulla guida sarebbe l’inizio di un cammino verso gli inferi….Per la casa regnante e i suoi alleati, gli imam ultra rezionari wahhabiti. Non a caso l’ossesione “stabilità”, o forse immobilità, ha spinto i sauditi a investire miliardi per installare e puntellare il generale al Sissi in Egitto. Chi meglio di un generale, in un paese vicino e “amico”, garantisce immobilismo sociale?

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