Continua la lotta tra Italia e India, nella vicenda dei due marò accusati di avere ucciso due pescatori indiani nel 2012. L’articolo del quotidiano indiano Hindustan Times (HT) si chiede se riusciremo ad avere la meglio sostenendo che «l’Italia sta applicando bene le sue strategie, mentre l’India è sotto pressione». In particolare il successo, si dice ancora, «è dovuto anche all’appoggio dell’Unione europea (Ue), dell’opinione pubblica, ed anche della chiesa, contro la pena di morte». In questo ambito, spiega il giornale, «la Ue ha minacciato di sospendere i colloqui per un Trattato di libero scambio con l’India se dovesse applicare la pena di morte, mentre l’India sembra indecisa, confusa, e in una certa misura intimorita».
Facendo leva su una fase di confusione generale, prosegue HT, «l’Italia ha presentato un ricorso alla Corte Suprema, sostenendo che otto mesi dopo che il massimo tribunale ha dato via libera alle indagini della Nia, nessun rapporto con i capi d’accusa è stato presentato». Sebbene il ‘chief minister’ (governatore) del Kerala, Oommen Chandy, abbia detto che «insistiamo ancora affinchè i due siano processati in base alle leggi indiane, »appare pressochè certo – osserva il giornale – che l’India, dietro anche la pressione della Ue, non insisterà su una posizione dura. Per cui ora il ministero dell’Interno vuole una indicazione definitiva dalla Corte Suprema«. Dopo aver ricordato che nei prossimi giorni verrà in India una delegazione parlamentare italiana, HT conclude che »se il governo centrale adotta una posizione morbida su questa vicenda innescherà probabilmente una tempesta politica nell’anno elettorale«.