Il voto in Crimea spaventa le Borse

Il Micex crolla a metà seduta a causa delle tensioni in vista del referendum di domenica. Scontri a Donetsk, tre morti nella notte.

Il voto in Crimea spaventa le Borse
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14 Marzo 2014 - 17.00


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Un’altra giornata calda per la diplomazia internazionale che sta cercando di risolvere la crisi di Crimea. Le tensioni dovute all’imminente voto in Crimea portano i loro effetti anche sui mercati finanziari: la Borsa di Mosca è crollata, il Micex cede a metà seduta il 5%. Le tensioni internazionali col referendum di domenica in Crimea sulla secessione dall’Ucraina nonché i rinnovati timori sul rallentamento dell’economia cinese rafforzano lo yen rispetto alle altre valute. Tokyo lascia sul terreno il 3,3%, Hong Kong perde lo 0,95%, Shangai lo 0,73%, Seul lo 0,75%.

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Tre morti a Donetsk

La tensione è alta anche nelle strade, con tre persone che sono rimaste uccise ieri sera a Donetsk negli scontri tra fra manifestanti filo-russi e i sostenitori del governo di Kiev.

Obama: “Soluzione diplomatica o conseguenze”
“Spero ancora in una soluzione diplomatica della crisi in Crimea. Se questo non accadrà, vi saranno conseguenze per la Russia”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, intervenendo dalla Casa Bianca alla vigilia del referendum sull’adesione alla Federazione russa della penisola sul Mar Nero. I risultati della consultazione saranno annunciati lunedì, come rende noto il premier della Crimea, Sergei Aksionov.

Kerry: “Non risconosceremo l’esito del referendum”

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Gli Stati Uniti non riconosceranno l’esito del referendum in Crimea. Lo ha dichiarato il segretario di Stato americano, John Kerry, dopo il colloquio a Londra col ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Come Obama, tuttavia, anche Kerry continua “a sperare in una soluzione diplomatica della crisi in Ucraina”, in mancanza della quale ci saranno “conseguenze” per Mosca.

Premier Crimea: Kiev accetti il voto, noi siamo pronti a tutto
“Spero che Kiev accetterà l’esito del referendum, che è legittimo e sarà trasparente”: lo ha detto il premier della Repubblica di Crimea, Serghiei Aksionov, in un’affollata conferenza stampa a Simferopoli. Il premier ha assicurato: “I giornalisti sono al sicuro, garantisco personalmente”.

E poi ha aggiunto: “Anche le altre regioni a maggioranza russa dell’Ucraina indicano un referendum per aderire alla Russia”. Il premier si riferisce riferendosi alle regioni di Donetsk e Kharkiv. “Le basi militari di Kiev nella Penisola ci appartengono”, e la presenza dei militari della Flotta russa «garantisce sicurezza”.

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Merkel: “Dialogare con Mosca”

L’Europa è pronta a sostenere le ex repubbliche sovietiche che rischiano una possibile aggressione della Russia. A dichiararlo, intervenendo in Parlamento, è stata Angela Merkel. Che sia la Moldova o la Georgia “saremo solidali con loro”, ha dichiarato la cancelliera, ribadendo la propria convinzione secondo cui l’intervento russo nel territorio ucraino di Crimea “è una violazione del diritto internazionale”. “In un periodo di enorme incertezza in Ucraina – ha affermato ancora – la Russia non ha dimostrato di essere un partner per la stabilità nei Paesi vicini ai quali è strettamente legata”. Per Merkel “l’integrità territoriale dell’Ucraina non può essere calpestata. Gli sforzi politici e diplomatici sono l’unica via di uscita al conflitto”.
“Il conflitto non può risolversi militarmente”, ha aggiunto la Merkel. “La risposta militare non rientra tra le nostre opzioni . Non si può riportare indietro il tempo. Nel XXI secolo, i conflitti di interesse nel centro d’Europa possono risolversi con successo solo se non torneremo a ricorrere a modelli dei secoli XIX o XX”.

Priorità dell’Ue è trovare il dialogo con la Russia per superare la crisi anche se su un punto non si potrà negoziare: “L’integrità territoriale dell’Ucraina non è negoziabile”: Per questo, ha aggiunto, non si può scartare l’ipotesi di sanzioni economiche a Mosca: “Nessuno di noi vuole arrivare a queste misure. Ma tutti saremmo pronti ad adottarle con decisione se fossero inevitabili”.

Merkel ha poi respinto ogni possibile paragone tra la vicenda della Crimea e quella del Kosovo, la ex provincia serba che il 17 febbraio del 2008 ha proclamato unilateralmente la propria indipendenza da Belgrado. Per la cancelliera tedesca, un simile parallelismo è “vergognoso”. La situazione che ha preceduto l’indipendenza del Kosovo e quella attuale in Crimea “non sono paragonabili”, ha affermato.

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Usa: niente sostegno militare “per ora”

Il governo ucraino ha chiesto assistenza militare agli Stati Uniti, ovvero armi, munizioni e sostegno di intelligence, ma l’amministrazione Obama ha acconsentito per il momento solo a fornire razioni militari, nel timore di alimentare ulteriormente la tensione nella repubblica ex sovietica. Lo riferisce il Wall Street Journal online, citando alti funzionari Usa. “Non è un no per sempre, è un no per ora”, ha detto una delle fonti citate dal Wsj in forma anonima.

Tre morti a Donetsk. Mosca: pronti a difendere i connazionali

Sono tre i morti negli scontri di giovedì sera a Donetsk tra filorussi e sostenitori dell’unità dell’Ucraina. Lo sostiene il sito internet Tsn.ua, citato anche dall’agenzia Unian. Secondo quest’ultima, un migliaio di manifestanti a favore dell’annessione di Donetsk alla Russia hanno attaccato altrettanti dimostranti che in piazza Lenin difendevano l’integrità territoriale del Paese. E in seguito agli scontri Mosca prende posizione e fa sapere che si riserva il diritto di proteggere i propri connazionali.


Onu: risoluzione per dichiarare illegittimo il referendum

All’Onu intanto si lavora a una risoluzione che dichiari illegittimo il referendum sull’annessione della Crimea alla Russia. Risoluzione rispetto alla quale la Cina potrebbe astenersi lasciando la Russia isolata tra i quindici paesi del Consiglio di Sicurezza. L’ambasciatore di Pechino all’Onu, Liu Jieyi, infatti ha affermato in Consiglio di Sicurezza “la necessità di rispettare l’integrità territoriale dell’ex repubblica sovietica” e si è detto “aperto a tutte le proposte che siano in grado di ridurre la tensione”.

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Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, incontrando al Palazzo di Vetro il primo ministro ad interim dell’Ucraina Yatsenyuk ha chiesto che la Carta delle Nazioni Unite “sia uno strumento guida nella soluzione della crisi” ricordando l’importanza dei principi di sovranità, integrità territoriale, e rispetto dei diritti umani.

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