Uno studio legale di Chicago – che rappresenta alcune delle famiglie dei passeggeri a bordo del volo scomparso nell’Oceano Indiano – ha compiuto il primo passo per un’azione legale contro la Malaysia Airlines e contro il colosso americano dell’aviazione civile Boeing, che ha sede proprio nella capitale dell’Illinois.
Secondo le carte presentate in tribunale, che potrebbero dare il via a un’azione legale multimilionaria, alla base dell’incidente potrebbero esserci – scrive la Nbc – possibili difetti nel design e nella produzione del Boeing 777. Si chiede pertanto d’indagare per trovare eventuali prove. «Siamo convinti che entrambe le parti chiamate in causa sono responsabili del disastro», ha affermato lo studio legale, mentre dai vertici di Boeing per ora è arrivato solo un ‘no comment’.
In attesa del recupero del veivolo, le indagini proseguono e ci si interroga sulle cause della tragedia. Lunedì scorso il primo ministro malese Najib Razak si è limitato ad annunciare che l’aereo è precipitato, ma non ha detto nulla sul perché il volo MH370 possa aver cambiato rotta né sul motivo per cui abbia all’improvviso perso quota o perché le comunicazioni si siano interrotte. Restano quindi ancora aperte tutte le ipotesi, dal guasto meccanico al dirottamento, dal sabotaggio al terrorismo.
Intanto la conferma dell’ipotesi peggiore – la morte dei propri cari – ha gettato nello sconforto i famigliari dei passeggeri, in maggioranza cinesi. Molti di loro hanno sfogato la propria rabbia e la propria disperazione accusando le autorità della Malesia di averli presi in giro. Sospettano che alcune informazioni siano state tenute segrete e un centinaio di persone ha manifestato davanti all’ambasciata malese a Pechino. Sono stati segnalati anche alcuni momenti di tensione, con lanci di bottiglie d’acqua verso la polizia schierata in difesa della sede diplomatica.