Chiapas, ecco perché Marcos ha scelto di sparire

Che cosa sta accadendo nelle comunità zapatiste dopo l'assassinio di Galeano. Il reportage dal Messico scritto per Popoff.Globalist da Andrea Spotti.

Chiapas, ecco perché Marcos ha scelto di sparire
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1 Giugno 2014 - 23.28


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di Andrea Spotti, inviato della Fornace in Messico

La risposta dell’Ezln all’assalto paramilitare che lo scorso due maggio ha provocato la morte del maestro e sergente Jose Luis Solis Lopez é stata forte e determinata. Sabato 24 maggio, 4 mila persone, composte da uomini e donne appartenenti alla guerriglia e alle basi d’appoggio accompagnati da aderenti alla Sexta e mediattivisti, si sono strette intorno alla famiglia e alla comunitá colpite dalle violenze dando vita ad un evento che é riuscito a rompere l’accerchiamento militare, politico e mediatico che si sta cercando di costruire intorno ai territori autonomi.

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La cerimonia, iniziata attorno a mezzogiorno con l’arrivo della Comandancia, é stata ricca di simbolismi e di momenti emotivi che hanno avuto il loro culmine quando il Subcomandante Marcos ha pronunciato il suo ultimo intervento da portavoce della guerriglia annunciando la sua definitiva scomparsa, con la quale viene sancito un passaggio importante per l’organizzazione degli indigeni ribelli.

Con una benda sull’occhio destro a indicare da che punto di vista guardano il mondo, gli insorgenti hanno formato un cordone intorno alle basi d’appoggio per rappresentare visivamente il fatto che l’Ezln torna ad essere in prima fila e che é pronto a resistere insieme alla comunitá al giro di vite paramilitare in atto. Dopo gli interventi dei comandanti Tacho e Moisés, i presenti hanno reso omaggio alla tomba di Galeano depositando su di essa una pietra come simbolo della resistenza di chi “non si é mai venduto, non si é mai arreso e non ha mai claudicato”.

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Nel suo discorso, il Subcomandante Moisés ha spiegato che, a differenza degli eserciti tradizionali, l’Ezln ha assoluto rispetto dei civili e dell’autonomia, e che la sua presenza all’interno della comunitá rappresenta un fatto eccezionale, motivato dall’esplicita richiesta da parte della Giunta del Buon Governo Hacia la Esperanza di fare luce sull’assalto.

Per quanto riguarda le indagini sull’omicidio del Votan, viene confermata l’esistenza di un piano generale per eliminare l’esperimento di autogoverno indigeno e lasciare cosí campo libero all’arrivo di capitali nazionali e globali cui le controriforme privatrizzatrici del governo Peña Nieto stanno preparando il terreno.

I mandanti diretti delle violenze, eseguite concretamente da membri della Cioac-H (Central Independiente Obrera Agricola Campesina-Historica) in cambio di armi, denaro e dei fondi di Oportunidades (uno dei programmi sociali del governo federale), sono stati individuati dagli zapatisti nella segretaria del Partido de Acción Nacional de Las Margaritas, Florinda Santis, e nell’ex-commissario per la Pace in Chiapas, Luis H. Alvares, storico rappresentante dello stesso partito.

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Viene confermato inoltre, come giá denunciato nei comunicati precedenti, il coinvolgimento del governo statale, guidato dal verde Manuel Velasco, indicato, insieme al presidente Peña Nieto, del Partido Revolucionario Istitucional, come responsabile politico della guerra sporca ai danni delle comunitá zapatiste e filozapatiste. Insomma, in pratica, la guerriglia chiama in causa i tre livelli di governo e, considerando che la Cioac-H é legata al progressista Partido de la Revolución Democratica, quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale messicano. I quali, secondo Moisés, lavorano, insieme al Malgoverno, per quello che definisce il “vero nemico dell’Ezln”, e cioé per il capitalismo.

Ed é contro il capitalismo, ha concluso il portavoce guerrigliero, che bisogna dirigere la rabbia provocata dall’infame omicidio di Galeano. Per il quale, bisogna cercare “giustizia e non vendetta” rifiutando le provocazioni di governo e paramilitari, che hanno lo scopo di creare una situazione di tensione che possa giustificare futuri interventi militari mascherati peró da missioni di pace.

A chiusura dell’evento sono state pronunciate le “ultime parole pubbliche” del Subcomandante Insurgente Marcos che poco dopo le 2 di notte del 25 maggio “ha smesso di esistere”. Dopo aver ripercorso la ventennale storia della ribellione zapatista a partire dalla scelta collettiva di costruire vita e autonomia nel bel mezzo di una guerra, sottolineando gli enormi passi avanti fatti in termini di conquiste sociali e di costruzione dell’autogoverno, il Sub ha rivelato di non essere stato altro che “un pupazzo”, “un trucco di magia terribile e meravigliosa” inventato dalla “saggezza indigena” per sfidare “la modernitá in uno de suoi bastioni: i mezzi di comunicazione.”

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Immediatamente dopo il Levantamiento, gli eredi ribelli della civiltá maya si resero conto di essere invisibili agli occhi del resto della societá, la quale, aveva fissato la sua attenzione “sull’unico meticcio” presente, considerando gli indigeni, cioé la stragrande maggioranza del resto degli uomini in armi, come mera massa di manovra.

“Vedono solo quanto sono piccoli, creiamo qualcuno piccolo come loro affinché lo vedano ed attraverso lui vedano noi”. É nato da questa esigenza collettiva il Subcomandante Marcos, il quale, di conseguenza, non é mai stato il leader, quanto “il pupazzo” dietro il quale stavano le comunitá ribelli che nessuno voleva vedere, né ascoltare; il mezzo di comunicazione attraverso il quale gli zapatisti interagivano con il resto del Paese e del pianeta per superare la condizione di invisibilitá a cui erano condannati.

Uno sguardo ben esemplificato dai dubbi sulla genuinitá della loro azione che si sparsero a piene mani nei giorni e nei mesi successivi all’inizio dell’insurrezione. Domande quali: “chi si nasconde dietro gli zapatisti?” o “quali interessi servono gli indios?” erano infatti all’ordine del giorno. E vengono spesso riutilizzate ancora oggi per screditare la guerriglia sui media main-stream e perfino a sinistra, soprattutto dopo il rifiuto da parte dell’Ezln di appoggiare il candidato Lopez Obrador.

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Nel corso degli anni, il personaggio di Marcos ha svolto la funzione di ponte tra le comunitá e il resto del Messico e del mondo per poi gradualmente farsi da parte. Se inizialmente erano i membri dell’Ezln a gestire i contatti con l’esterno, con la nascita dei Caracol e delle Giunte del Buon Governo, cioé con la radicalizzazione del processo di autogoverno, hanno iniziato a farlo le autoritá civili comunitarie. A partire dalla nascita della Sexta e dell’esperienza de La Escuelita zapatista, infine, come ha sostenuto Moisés sono le stesse comunitá a relazionarsi con il resto del mondo. Fino al punto che gli oltre 5 mila compagni e compagne solidali che hanno partecipato al corso La Libertad segun l@s zapatist@s sono giunti fino al cuore delle comunitá. Accompagnati da un Votan (Guardiano) hanno infatti vissuto e lavorato con le famiglie basi d’appoggio, conoscendone la vita quotidiana e potendo osservare e toccare con mano i risultati del processo di costruzione dell’autonomia e le forme dell’autogoverno.

Marcos muore dunque perché “non é piú necessario”, perché le comunitá non hanno piú bisogno di mediatori per spiegarsi e raccontarsi. I ponti, a questo punto, ci sono giá e sono stati finalmente trovati i compagni di viaggio e “lo sguardo compagno” cui era funzionale la costruzione del personaggio del Sup, insieme al quale scompaiono anche il Vecchio Antonio e Don Durito de Lacandona.

La morte del Subcomandante Marcos sancisce un passaggio importante che in realtá gli zapatisti avevano giá messo in scena nel dicembre del 2012, quando migliaia di basi d’appoggio occuparono silenziosamente le principali cittá del Chiapas. E che avevano poi ribadito con la nomina di Moisés come Subcomandante e con il lancio della Sexta e de La Escuelita qualche mese dopo.

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Per rendere ufficiale la morte del Sup con una cerimonia, erano necessari “il calendario e la geografia” corretti. L’assassinio di Galeano rappresentava il momento giusto per fare scomparire Marcos, il quale, in questo modo ha avuto anche la funzione di “ingannare la morte” sostituendo il compagno caduto, che é rinato qualche minuto dopo la scomparsa dell’ex portavoce zapatista come Subcomandante Insurgente Galeano.

Con questa cerimonia, che ha confermato la grande capacitá comunicativa dell’Ezln, vengono sanciti, in altri termini, la fine di un ciclo e un cambiamento che non é solamente generazionale, ma anche “di classe: dall’origine di classe media illuminata, a quella indigena-contadina […], di razza: da una direzione meticcia a una nettamente indigena. E il piú importante: il cambiamento di pensiero: dall’avanguardismo rivoluzionario al comandare obbedendo; dalla presa del potere dall’alto alla costruzione del potere dal basso […], dall’emarginazione di genere, alla partecipazione diretta delle donne; dalla burla dell’altro alla celebrazione della differenza.”

Va sottolineato, infine, l’importante ruolo svolto da mezzi di comunicazione indipendenti e mediattivisti cui solamente é stato permesso l’accesso a La Realidad da parte degli zapatisti. Questi, infatti, hanno deciso non fare entrare nessun media commerciale, compresi La Jornada e Proceso, tradizionali testate progressiste messicane, le quali, hanno coperto l’aggressione alla storica comunitá esattamente come il resto della stampa, attribuendo cioé false responsabilitá alle basi d’appoggio e facendo passare il tutto come uno scontro occasionale e non come un’imboscata.

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In questo contesto, la rete di media liberi creata per l’occasione dal variegato arcipelago dell’informazione indipendente ha rappresentato l’unica fonte da cui era possibile avere notizie sull’evento. Per cui, per una volta, sono stati media-attivisti e reporter autonomi a monopolizzare l’informazione e le notizie fluivano dal basso verso l’alto. Al punto che i media main-stream sono stati costretti a citare come fonte unica la Rete dei Media Liberi Alternativi o Come Si Dica, secondo la definizione data dal Marcos poco giorni prima della sua scomparsa. Il che rappresenta senz’altro un ottimo risultato per il mediattivismo messicano e non solo, e dimostra che le relazioni create dagli zapatisti con reporter autonomi e mezzi di informazione liberi iniziano a dare frutti.

Negli ultimi comunicati, firmati Subcomandante Moisés, si annuncia che verranno ripristinate le iniziative sospese in seguito alla morte di Galeano, ossia: il quarto ciclo de La Escuelita, l’incontro con il Congreso Nacional Indigena e l’omaggio al filosofo Luis Villoro recentemente scomparso. Per ora,tuttavia, si sa solo che la seconda iniziativa si terrá a La Realidad dal 2 al 10 agosto.

Infine, oltre a una campagna di raccolta di materiali per ricostruire la scuola e la clinica autonome distrutte dall’incursione paramilitare, viene lanciato un Accampamento per la Pace che si installerá a La Realidad a partire dal 4 giugno e che sará gestito in autonomia dal Centro per Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas. L’accampamento si propone di reclutare osservatori e osservatrici volontari con l’obiettivo di inibire le incursioni o, quanto meno, di documentarle e denunciarle per mantenere alta l’attenzione critica e solidale nei confronti dei territori zapatisti.

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