Il Papa nelle Filippine: dopo le migliaia di morti del tifone ho deciso di venire

Bergoglio parla ai sopravvissuti a Tacoblan. Scosso dalla tragedia di due anni rassicura i fedeli: vi dico solo che sono con voi, e che non siete soli.

Il Papa nelle Filippine: dopo le migliaia di morti del tifone ho deciso di venire
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17 Gennaio 2015 - 10.37


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Papa Francesco alla Messa a Tacoblan commosso dice ai fedeli: «non ho parole per condividere il vostro dolore». Il pontefice si trova nell’epicentro del tifone che nel 2013 ha fatto oltre 6mila vittime e devastato l’isola, ha parlato alla popolazione filippina. Anche lui munito di cerata gialla contro la pioggia e il vento che hanno accompagnato tutta la celebrazione, riferisce il sito di Radio Vaticana, ha parlato a braccio in spagnolo. Nel testo in inglese che aveva preparato, l’appello al mondo a ricordare le necessità che ancora restano. «Quando a Roma ho visto la devastazione del tifone, ho capito che dovevo essere qui, quel giorno ho deciso questo viaggio». Parole dal cuore di Papa Francesco che, tra pioggia e vento, dà per pronunciata l’omelia preparata in inglese e parla in spagnolo, accompagnato da una traduzione simultanea. «Vi dico solo che sono con voi, e che non siete soli». Francesco dice: «Piango con voi». Il Papa sottolinea il suo rispetto per chi ha perso tutto, a partire dai membri della propria famiglia. «Quando dite che vi sentite abbandonati – dice – io rispetto i vostri sentimenti». Poi Francesco indica la Croce: Gesù – afferma – «è là, inchiodato e da lì non ci abbandona». Egli – spiega – «ha sperimentato le calamità che noi abbiamo subito…in tutto simile a noi».«Ecco perchè abbiamo un Signore che piange con noi e cammina con noi nei momenti più difficili della vita». Con questa convinzione di fede, Papa Francesco si lascia andare a un’espressione umanissima: «Non so cos’altro dirvi», vi chiedo perdono per questo.

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Francesco, proprio da questo luogo di sofferenza, dove i poveri sono molti chiede si faccia di più per loro: «Che vengano trattati in maniera equa, che la loro dignità sia rispettata, che le scelte politiche ed economiche siano giuste e inclusive, che le opportunità di lavoro e di educazione vengano accresciute e che siano rimossi gli ostacoli all’attuazione dei servizi sociali». Questo ha chiesto il Santo Padre, ringraziando i giovani e quanti si sono adoperati per la ricostruzione, ma anche per la cura dei malati e dei morenti, per il conforto dei sofferenti e per la sepoltura dei morti. Il dolore rende difficile vedere il modo di andare avanti, ma «la vera felicità viene dall’aiutare gli altri – ha ricordato – offrendo loro noi stessi con sacrificio di sé, misericordia e compassione. Così sarete una forza potente per il rinnovamento della società». Un grazie particolare ai religiosi che si sono spesi per la popolazione così duramente colpita: «Mediante la vostra presenza e la vostra carità avete reso testimonianza alla bellezza e alla verità del Vangelo – ha detto – avete reso presente la Chiesa come sorgente di speranza, di guarigione, di misericordia». Quella misericordia che imita la misericordia di Dio, alla quale il Papa ha poi affidato le vittime, invocando consolazione e pace su coloro che ancora piangono.

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