Il paragone viene naturale: Kobane, ‘Stalingrado’ del Medio Oriente. Tra i giornalisti-testimoni, i primi a fare ingresso nella città-simbolo della battaglia sostenuta vittoriosamente per quattro mesi dalle forze curde sostenute dai raid alleati contro gli jihadisti sunniti sono stati i corrispondenti dell’agenzia France Presse.
Kobane è un ammasso di edifici distrutti, hanno scritto i reporter, salutati dai vincitori con le dita della mano alzata i segno di “V” e con raffiche sparate in aria dai kalashnikov. La battaglia di Kobane, ha spiegato basandosi sulle prime foto Aymenn Jawad al-Tamimi, analista dello Shillman-Ginsburg del Middle East Forum di Philadelphia, “mostra che intensi raid aerei oncentrati in un piccolo spazio possono consentire il successo contro lo Stato islamico”.
“I raid aerei sono stati devastanti. L’Isis ha perduto molti uomini”, ha aggiunto Patrick Skinner, consulente di Soufan, Group, che si occupa di intelligence. Secondo gli osservatori ammonta a 1.200 il numero di jihadisti sunniti uccisi nella battaglia ma fonti dell’amministrazione americana fissano a 6.000 la cifra.