Dopo Charlie Hebdo, il voto musulmano premia Sarkozy

I musulmani di Francia voltano le spalle alla gauche spostando il loro voto verso il blocco di centrodestra guidato dall'Ump dell'ex presidente Nicolas Sarkozy.

Dopo Charlie Hebdo, il voto musulmano premia Sarkozy
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24 Marzo 2015 - 10.26


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Nelle elezioni presidenziali del 2012 si erano espressi in massa per il partito socialista, votando a larghissima maggioranza, 86%, il candidato di sinistra Francois Hollande. Ma ora i musulmani di Francia voltano le spalle alla gauche spostando il loro voto verso il blocco di centrodestra guidato dall’Ump dell’ex presidente Nicolas Sarkozy e soprattutto verso l’Udi, il partito centrista guidato da Jean-Christope Lagarde che di recente si è detto favorevole all’uso del velo islamico nelle università.

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Anche se tra i cittadini di religione islamica ha vinto anche ieri il partito dell’astensionismo, soprattutto in banlieue, dove sono pochissimi quelli che si sono spostati per andare al seggio nel primo turno delle elezioni provinciali. «Ho sempre votato socialista, da quando ho il diritto di voto, ma per la prima volta sceglierò la destra», racconta Abdallah, un cinquantenne di origini marocchine, aggiungendo: «nel prossimo scrutinio, per me, saranno i centristi del Modem o dell’Udi, almeno non si sono troppo macchiati negli scandali e nelle frodi». Nella Francia che vieta gli studi statistici su base etnica, capire l’orientamento dell’elettorato musulmano dopo gli attentati jihadisti di inizio gennaio non è impresa facile. Eppure, all’indomani delle amministrative – che hanno visto la vittoria della destra moderata seguita dal Front National e la sconfitta della maggioranza socialista – molti sono concordi nel dire che i musulmani hanno scaricato la gauche. Tra i motivi non c’è solo l’assenza di risposte efficaci da parte del governo socialista su crisi economica e disoccupazione. Ma anche quella Francia del dopo Charlie che ha condannato con forza la barbarie ma che si è mostrata troppo timida nel distinguere Islam e terrorismo. E poi le riforme sociali, come quella sul matrimonio gay, che ha «spaccato un elettorato tradizionalmente legato a valori tradizionali come quello musulmano», assicura Nagib Azergui, fondatore del’Udmf, l’Unione dei democratici musulmani di Francia. O le posizioni particolarmente dure del premier, Manuel Valls, contro il velo islamico.

«Una lotta essenziale per il nostro Paese», ha detto appena poche settimane fa il capo el governo socialista, che nei mesi scorsi era anche sceso personalmente in campo contro Dieudonnè, il sedicente comico noto per le sue battute di forte connotazione antisemita che ha suscitato la solidarietà di molti musulmani. Non tanto riguardo ai contenuti delle sue controverse uscite quanto in nome della libertà d’espressione tanto cara alla Rèpublique. «Valls ha rappresentato la fine della love story tra i musulmani e la gauche», sottolinea ancora Azergu aggiungendo che oggi molti fedeli dell’Islam non sanno più chi votare. Anche perchè «Sarkozy e Valls usano lo stesso discorso di Marine Le Pen. Un vero problema per la democrazia di questo Paese, che il governo non vuole vedere». Seconda religione di Francia, l’Islam rappresenta secondo uno studio dell’istituto Cevipof circa il 5% del corpo elettorale.

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