Gli inquirenti che stanno indagando sulla strage nel campus universitario di Garissa in Kenya hanno fatto una scioccante scoperta: uno dei terroristi è il figlio di un funzionario di governo. A renderlo noto è stata una fonte della poliia kenyota.
Intanto, mentre continuano le indagini, oggi 5 aprile 2015 nelle chiese di tutto il paese – con una popolazione all’80% cristiana – si piangono e si prega per le 148 vittime. Tutte le celebrazioni di Pasqua sono state dedicate agli studenti uccisi. Oggi in Keya inoltre è il primo dei tre giorni di lutto nazionale proclamato dal governo: bandiere a mezz’asta sono state esposte in tutti gli edifici pubblici, ma anche in luoghi di culti e nelle case private.
Massima allerta. La polizia kenyota inoltre sta presidiando i luoghi di culto e le parrocchie, dove si stanno svolgendo i riti pasquali: il governo ha intensificato i controlli e l’allerta è massima, soprattutto dopo che i terroristi di al Shabaab hanno annunciato che quella del campus universitario è solo la prima di una serie di stragi che sconvolgeranno il Kenya in una “lunga e devastante guerra”, a meno che il governo non ritiri immediatamente le sue truppe dalla Somalia.
“Grazie per aver partecipato così numerosi”, ha detto il vescovo Joseph Alessandro, leggendo, prima della messa nella chiesa di Garissa, i messaggi di condoglianze arrivati da tutto il mondo. La parrocchia è piena di fedeli, anche se mancano all’appello tanti studenti uccisi dagli islamisti Shabaab nel massacro del vicino college. L’atmosfera è particolare perchè la comunità cristiana di Garissa piange i suoi propri figli ed è cosciente di essere un obiettivo dell’estremismo islamico.