Il ministro degli Esteri Gentiloni è tornato a parlare della Libia: se non si riuscisse a stabilizzare la regione, si renderebbero necessarie «attività mirate antiterrorismo» contro l’Isis e azioni per frenare le ondate migratorie. Il ministro ha inoltre invitato l’Ue a «non chiudere le porte» alla Turchia. «Il doppio rischio dell’avanzata del Daesh e delle ondate migratorie ci costringe a correre contro il tempo. L’intesa è possibile ma non abbiamo davanti mesi».
Se non si riuscisse a far nascere un’intesa politica, «ci sono piani alternativi per il contenimento dei rischi. Non parliamo di piani B ma di attività mirate antiterrorismo, ad esempio nel quadro della coalizione anti-Daesh, di azioni contro il traffico di esseri umani e di collaborazione per l’accoglienza dei rifugiati con Paesi vicini», ha spiegato. Si tratta di attività con «solo una funzione di contenimento, altra cosa è stabilizzare la Libia».
Per l’emergenza migranti, all’Europa Gentiloni ha chiesto «più soldi innanzitutto. E poi c’è un problema più delicato: il soccorso in mare porta la decisione su dove le persone salvate devono essere indirizzate: nel porto sicuro più vicino? Nel Paese di origine del natante che li recupera? La Ue deve rispondere con chiarezza».
Il ministro ha poi commentato le parole di Papa Francesco sul genocidio armeno: «Le autorità turche continuano a prendere posizioni che considero fuori misura», ma «credo che la posizione di apertura vada mantenuta», dichiara il ministro.
Infine sulll’Ucraina ha spiegato: «Se nei prossimi mesi ci fosse un’evoluzione positiva, sarebbe giusto dare un segnale sul fronte delle sanzioni. Ma a chi presenta questa posizione come troppo ‘morbidà, dico che non accettiamo lezioni da nessuno sul rigore con cui applichiamo le sanzioni, che non è inferiore a quello di altri Paesi europei».