Le prossime elezioni parlamentari turche potrebbero avere in serbo una sorpresa. Ultimamente stanno, infatti, salendo le quotazioni di Selahattin Demirtas, il leader del partito filo-curdo dell’Hdp (Partito Democratico dei Popoli), che molti analisti paragonano ad Alexis Tsipras, il vincitore delle recenti elezioni greche.
Erdogan e l’Akp dovranno quindi guardarsi bene dall’ascesa dell’ambizioso Demirtas che in una riunione del suo partito avvenuta il 17 marzo scorso era stato chiaro nel fissare la sua linea politica: “Abbiamo molte questioni da discutere, ma Signor Recep Tayyp Erdogan, fino a quando l’HDP esisterà lei non diventerà mai presidente (riferendosi al piano di istituire una democrazia presidenziale, ndt)”. Demirtas aveva voluto essere così chiaro da ripetere la parte finale del suo discorso per altre due volte strappando così gli applausi di tutto il suo partito e non solo.
Il progetto di Erdogan di accentrare tutti i poteri nelle sue mani ed ergersi a “sultano” della Turchia, ha quindi nel determinato leader del Partito Democratico del Popolo il più grande ostacolo.
Il confronto con Alexis Tsipras il trionfatore delle elezioni elleniche è, anche per una leggera assonanza, scontato. Potrà davvero Demirtas stravolgere la scena politica turca, ormai da anni dominata da Erdogan e dal Partito per la Giustizia e lo Sviluppo da lui stesso fondato?
Il nome di Demirtas aveva già suscitato entusiasmo quando, nell’agosto del 2014 si era candidato alle elezioni presidenziali.
Erdogan vinse al primo turno, ma il 9,2% ottenuto da Demirtas fu più che una sorpresa.
La minoranza curda che vive in Turchia lo ha sostenuto e lo sostiene tuttora, ma il suo target di elettori ha fatto registrare una crescita esponenziale anche al di fuori di tale fetta della popolazione.
Se alcuni lo considerano solo uno sfacciato, sono i sondaggi a fare il resto. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan e il primo ministro Ahmet Davutoglu, sono frustrati dalle statistiche riportate in questi giorni che dimostrano una riduzione del potere dell’AKP.
Lo scopo di Erdogan: cambiare la Costituzione e aumentare i poteri in mano al presidente, sembra, con il passare dei giorni più difficile da raggiungere, per non dire impossibile.
Recenti sondaggi parlano di un 43,7% in favore dell’AKP, di un 25,3% per il CHP (Partito Popolare Repubblicano) e di un 17,6% in favore del MHP, lo schieramento nazionalista.
Cruciale sarà quindi il ruolo dell’HDP che in questo sondaggio era dato al 10,4%, superando la soglia elettorale del 10% e sottraendo così circa 50/60 posti al partito della coppia Erdogan-Davutoglu.
Se questo scenario ipotizzato dovesse tramutarsi in realtà, l’AKP avrà una maggioranza ristretta nel parlamento turco con 280/290 seggi, a dispetto dei 376 richiesti.
Erdogan ha addirittura fissato l’obiettivo a 400 posti, ma tutti sembrano d’accordo nel dire che ciò sia impossibile.
Si sa però che quando il presidente turco si convince di una cosa è difficile fargli cambiare idea. A suo dire, alle prossime elezioni del 7 giugno, l’AKP sarà in grado di ottenere una maggioranza di 2/3 pari ai famosi 376 seggi. Potrà così cambiare la Costituzione e creare un nuovo tipo di governo: dalla democrazia parlamentare a quella presidenziale.
Sarà sufficiente l’azione di Demirtas e dell’HDP per fermare il piano di Erdogan?
Molti media turchi definiscono il 43enne politico curdo come lo “Tsipras dell Turchia”.
Quando il leader di Syriza aveva clamorosamente vinto le elezioni il messaggio lanciato via Twitter da Selahattin Demirtas era stato: “In nome dei poveri e dei lavoratori, Alexis, fratello mio, ti auguro un buon viaggio per un mondo più libero”.
Cavalcare l’onda del successo altrui è una strategia politica ormai nota e così Demirtas risulta simile al politico greco non solo per le proposte politiche, ma anche nel modo di vestire.
“Sì, mi chiamano così”, ha affermato lui con soddisfazione. “Tsipras è partito con un 4% e ha realizzato un sogno. Perchè non possiamo realizzarlo anche qui”, aveva rivelato in un’intervista.
Il leader dell’HDP nella campagna elettorale ha promesso di aumentare il salario minimo, di istituire una festa per le donne, l’assistenza finanziaria per i giovani e altri cambiamenti nel mondo del lavoro e nel settore pensioni.
Demirtas parla di democratizzare il Paese e garantire maggiori diritti ai curdi.
Si precisa poi che l’HDP, al di là della dimensione curda, raccoglie in sè la sinistra turca così come le classi oppresse. Vuole rappresentare i diritti delle varie formazioni etniche, culturali, religiose e di genere. Attori che hanno avuto un ruolo significativo nelle proteste di Gezi Park.
Il risultato positivo alle scorse presidenziali ha dimostrato come tale strategia possa funzionare.
Adesso è solo questione di mesi e poi si saprà se lo Tsipras turco avrà avuto successo oppure no.
(Luigi Maria Rossiello)