Gli irlandesi hanno detto sì alle nozze gay. Lo hanno annunciato esponenti di entrambi gli schieramenti. Leader della campagna per il “no” hanno detto che l’unica questione aperta è il margine della vittoria dei “sì”.
Darndale baby….
80% YES!!! pic.twitter.com/OXMtj1TeAA
— Aodhán Ó Ríordáin TD (@AodhanORiordain) 23 Maggio 2015
Rispettate le previsioni dei sondaggi. A spoglio iniziato, un tweet del ministro per le pari opportunità Aodhan O’Riordain preannuncia il verdetto.
Il premier irlandese Enda Kenny, ha commentato i risultati da cui emerge sempre più chiara una vittoria del blocco favorevole alle nozze gay. “Con questo referendum il popolo irlandese sta mandando un messaggio pionieristico”.
Le reazioni delle associazioni italiane.La valanga di sì al referendum per le nozze tra persone dello stesso sesso in Irlanda “dimostra come alla lunga le campagne d’odio nei confronti delle persone lgbt sono sconfitte dal buon senso popolare”: è il commento di Aurelio Mancuso, presidente della rete per i diritti civili Equality Italia. Per Mancuso “il risultato di oggi parla anche al nostro paese, dove alcuni settori della gerarchia cattolica appoggiano orribili gruppi integralisti che propugnano esclusione e discriminazione, utilizzando un linguaggio che si sperava fosse stato sconfitto dalla storia”. “In Irlanda moltissimi cattolici hanno votato sì, contraddicendo le pesanti ingerenze dei vescovi che erano schierati per il no. Ancora una volta il popolo di Dio è più saggio rispetto a una gerontocrazia che combatte contro ogni libertà. Ora la politica italiana impari la lezione e si decida finalmente a esser degno della collettività dei paesi europei più maturi e avanzati. La legge sulle unioni civili deve esser discussa subito e approvata in tempi ragionevoli da tutto il Parlamento” conclude il presidente di Equality Italia.
“Rispetto per gli elettori irlandesi” ma insieme “tristezza”: è la reazione al risultato del referendum irlandese sulle nozze tra persone dello stesso sesso dei comitati ‘Sì alla famiglia’, che riuniscono associazioni cattoliche ed evangeliche contrarie al riconoscimento delle unioni omosessuali. “Certamente – ragiona il sociologo torinese Massimo Introvigne, presidente di Sì alla famiglia – ha pesato sul voto la tristissima vicenda dei preti pedofili, che ha tolto autorevolezza alla voce della Chiesa irlandese. Papa Benedetto XVI aveva indicato la strada: no al negazionismo di fronte a fatti che definiva vergognosi e per cui chiedeva scusa, ma no anche a un’interpretazione subalterna ai modelli dominanti. È mancata la capacità di evitare il negazionismo e ammettere le colpe, nello stesso tempo elaborando un’interpretazione della tragedia dei preti pedofili che mostrasse le sue radici in un clima morale e in una teologia relativiste e permissive”. Quanto alla sostanza del referendum, il sociologo nota come “l’esito è stato pesantemente condizionato dalla decisione del governo di introdurre nel gennaio 2015 la legge che consente alle coppie omosessuali l’adozione di bambini senza alcuna limitazione. L’argomento più forte di chi si opponeva in Irlanda al matrimonio omosessuale era ‘attenzione che se passa il matrimonio arriva anche l’adozione’, e all’adozione la maggioranza degli irlandesi era contraria. Introducendo l’adozione prima del referendum, governo e parlamento hanno svuotato la consultazione di gran parte della sua sostanza”. In questa vicenda, i comitati Sì alla famiglia vedono una lezione per l’Italia: “nel 2010 in Irlanda furono inaugurate unioni civili in tutto uguali al matrimonio, tranne che per le adozioni, tempestivamente introdotte prima del referendum. Il referendum ha solo cambiato il nome a qualcosa che c’era già, adozioni comprese. L’insegnamento è chiaro: se non si vogliono i matrimoni e le adozioni bisogna fermare le unioni civili”.