L’Ungheria ferma i treni

Il ministro degli Esteri, Fabius attacca la costruzione del muro e Budapest convoca l’ambasciatore, mentre in Serbia le destre accusano la UE di voler “parcheggiare” 400mila migranti<br>

L’Ungheria ferma i treni
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2 Settembre 2015 - 10.25


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L’Ungheria continua ad applicare la “linea dura” contro i migranti, probabilmente su richiesta dei Paesi vicini: ieri mattina, senza alcuna spiegazione, le autorità hanno fermato tutti i treni che si apprestavano a lasciare la stazione centrale di Budapest per evitare che i rifugiati potessero dirigersi verso Austria o Germania.

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Migliaia di profughi sono rimasti bloccati intorno allo scalo ferroviario tra fischi e proteste e sono scoppiati anche alcuni tafferugli, mentre ai viaggiatori locali veniva consentito il passaggio. La polizia risponde dicendo che in appena un giorno 3.600 migranti sono arrivati in treno a Vienna dalla capitale ungherese e la pressione si sta facendo insopportabile, ma la linea di Viktor Orban comincia a suscitare anche le proteste di altri Paesi.

La diplomazia francese ha dovuto pensarci un pò, ma alla fine ha deciso si scatenare un attacco frontale contro la politica seguita dall’Ungheria per contenere i migranti e la scelta di innalzare quel muro che sta facendo inorridire il mondo: il ministro degli Esteri , Laurent Fabius , dichiara che ha detto quel recinto al confine con la Serbia “non è in linea con gli standard europei”.

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Fabius ricorda che l’Ungheria fa parte dell’Unione europea (UE) e deve seguire le norme stabilite dal Consiglio determinato, secondo l’Anatolia:”La costruzione di un muro simile a quello concepito per gli animali è inaccettabile”. Budapest reagisce piccata: ‘agenzia di Stato afferma che il ministro degli Esteri , Peter Szijjarto è rimasto scioccato da questa affermazione e Fabius ha subito convocato l’ambasciatore di Parigi. Il muro annunciato dall’Ungheria dovrà essere lungo 175 chilometri per quattro metri di altezza, ed è stato deciso per contenere un afflusso di rifugiati che quest’annp ha toccato le 150mila unità, di cui 50 mila soltanto nel mese di agosto.

Anche in Serbia, dove pure l’atteggiamento verso i rifugiati è di segno completamente opposto, le procedure di accoglienza cominciano a creare problemi: più di un migliaio di profughi vengono registrati con cadenza quotidiana, ma pochissimi chiedono il riconoscimento dello status di rifugiato in Serbia, molto meno attendere la decisione finale ed usano il permesso di 72 ore per attraversare il Paese. Tuttavia, per molti di essi la carta di transito non significa molto. E sono tanti anche i migranti privi di ogni documento di identità.
In attesa di salire a bordo dei bus che partono da Belgrado, lamentando stanchezza dal lungo viaggio e la mancanza di acqua, quasi tutti cercano di continuare il loro viaggio verso la Germania con in mano soltanto il pezzo di carta rilasciato dalla polizia serba.

Sono centinaia i migranti nella stessa situazione: senza alloggio e senza documenti ufficiali, ma anche se l’identità dei rifugiati dovrebbe essere determinata sulla base di document, la polizia finisce con credere loro parola.” Molti hanno paura di farsi prendere le impronte digitali perché pensano che la Serbia faccia parte dell’Unione europea, e temono di essere poi deportati, ma soprattutto sono ancora intimiditi dai trafficanti ”, dice Vladimir Sjekloca , del Centro di Informazione per i rifugiati.

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Su 90mila persone che dall’inizio dello scorso anno sono entrate in Serbia, secondo i dati dell’UNHCR soltanto nove hanno chiesto asilo.Gli altri si sono trasferiti in Ungheria, altri si sono diretti in Germania o in altri Paesi occidentali. L’UNHCR teme l’arrivo di una nuova, grande ondata di migranti sulla “rotta balcanica”, che a partire da giugno è diventata la più battuta a causa del gran numero di persone annegano nel Mediterraneo.

In Serbia intanto i gruppi di destra stanno facendo di tutto per alimentare paura e tensioni: la polizia ha già fatto sapere che non tollererà manifestazioni di intolleranza, soprattutto da parte del gruppo tradizionalista “Dveri”, ma il suo leader, Bosko Obradovic, già afferma che esiste un piano della UE per far rimanere nel Paese 400mila rifugiati. “E ‘ nostro dovere proteggere il nostro popolo, la nostra salute e la sicurezza di dei nostri cittadini. Non vogliamo insultare in nessun modo queste persone afflitte, ma ci preoccupiamo della nostra e della loro sicurezza”.

Fonti: Al Jazeera,Ap, Anadoglu, Mti

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