Dall’inizio dell’anno l’Ungheria ha cercato di fronteggiare l’ondata di migrazione che ha colpito il nostro paese in questi mesi con tutti gli strumenti e le risorse alla disposizione di un paese di 10 milioni di abitanti, nel quale sono arrivati da gennaio oltre 150 mila migranti. I centri di accoglienza ci sono, i servizi ai rifugiati sono accessibili. La situazione alla Stazione Keleti deriva dal fatto che i richiedenti asilo (prima di tutto siriani) rifiutano di recarsi nei centri di accoglienza, rifiutano l’assistenza delle autoritá ungheresi, perché vorrebbero continuare il loro viaggio verso l’Austria, e finalmente la Germania.
Eppure le regole europee a questo riguardo (i trattati di Schengen e Dublino) sono esplicite: non consentono ai richiedenti asilo di lasciare il territorio dello stato membro dove le loro richieste di asilo sono state registrate. La soluzione quindi non dipende dalla “buona volontà” delle autorità ungheresi, bensì dagli obblighi messi in atto dai trattati europei.
“In base alle regole comunitarie, l’Ungheria ha due oblighi fondamentali per quanto riguarda i migranti: se qualcuno entra nel paese illegalmente, le autoritá ungheresi cercano di fermarli e di registrarli. Inoltre se le autoritá vengono a conoscenza che una tale persona cerca di lasciare il paese, devono verificare che la persona abbia i documenti necessari per il viaggio, perché il solo fatto che qualcuno é stato registrato in Ungheria come richiedente asilo non gli permette di lasciare il paese per un altro stato membro” – come ha spiegato il Segretario di Stato.
* Affari politici ambasciata di Ungheria in Italia