Isis, pubblicità choc: due ostaggi venduti in saldo

Sono un norvegese e di un cinese. Lo spot apparso su una rivisa: se nessuno li 'compra', saranno uccisi. Ecco la nuova frontiera dell'orrore mediatico dello Stato islamico.

Isis: prigionieri in vendita su una rivista
Isis: prigionieri in vendita su una rivista
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10 Settembre 2015 - 09.17


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Mettere in vendita gli ostaggi: è l’ultima idea della strategia del terrore mediatio messa in atto dall’Isis. Con inserzioni pubblicitarie apparse sulla sua rivista di propaganda, “Dabiq”, il sedicente Stato islamico ha presentato, come se fossero prodotti, due ostaggi: un norvegese e un cinese, facendo capire che la loro vita dipende dal pagamento del riscatto. Questa trovata pubblicitaria, è scritto nello spot, è “un’offerta a tempo limitato”.

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Nella penultima e terz’ultima pagina di un numero della rivista pubblicato mercoledì, 9 settembre 2015, i due prigionieri sono in vendita in saldo: “for sale” è scritto in inglese. “E’ stato abbandonato dal suo governo, che non ha fatto del proprio meglio per comprare la sua libertà. Chiunque voglia pagare il riscatto per il suo rilascio e trasferimento può contattare”, è stato scritto come messaggio per accompagnare la terrorifica campagna. C’è anche un numero di telefonoche inizia con +96, un prefisso che si è poi rivelato un falso.

Le inserzioni, su sfondo scuro, lavorate con software fotografici e ad alta definizione, sono rivolte “a chi può riguardare tra i pagani, crociati e i loro alleati, come anche tra quelle che sono definite organizzazioni per i ‘diritti’ umani”. Accanto alle quattro foto (di fronte, profilo, tre-quarti e di nuca) sono precisate le generalità degli ostaggi: Ole Johan Grimsgaard Ofstad, 48 anni, nato a Porsgrunn (Norvegia), “laureato in scienze politiche” e Fan Jinghui, 50, di Pechino, “consulente freelance”.

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L’offerta a “tempo limitato” sta preoccupando sia il governo norvegese sia quello cinese, che continueranno però a non trattare con i terroristi dell’Isis. Tra le differenze con le ultime campagne della morte dell’Isis c’è l’abbigliamento dei prigionieri: non una tuta arancione, ma gialla.

Le inserzioni sono state inserite prima dell’ultimo articolo dedicato a papa Francesco, definito il “papa crociato”. L’articolo di “Dabiq” è una condanna ai “sapienti governativi apostati”, mostrandoli accanto al pontefice di una religione che nel Medio evo produsse cavalieri crociati.

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