Rifugiati: all’estrema destra francese non restano che i fotomontaggi

Si arriva alla costruzione di una notizia falsa e senza alcun fondamento anche i momenti di drammatica crisi umanitaria. Da qui la condanna del sindacato dei giornalisti

Rifugiati: all’estrema destra francese non restano che i fotomontaggi
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17 Ottobre 2015 - 17.38


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da Parigi
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Francesco Ditaranto

Il sindacato nazionale dei giornalisti francesi ha condannato duramente, un fotomontaggio pubblicato in prima pagina dal settimanale locale Le Ploërmelais. La fotografia mostra una famiglia di rifugiati che cammina, con sullo sfondo il vecchio centro anziani della cittadina di Sérent, in Bretagna. Il titolo del giornale recita: “Rifugiati, i primi arrivi”. Tutto normale, si potrebbe dire. E invece, le cose non stanno così.

Il villaggio bretone è, da alcune settimane, il teatro di un aspro scontro politico riguardo a un progetto dell’amministrazione comunale che prevede l’accoglienza di circa cento rifugiati proprio nel vecchio centro anziani ritratto nella foto. Solo che, il progetto è in discussione e, stando a fonti vicine alla prefettura, potrebbe non vedere la luce, mentre il giornale in questione è uscito addirittura due settimane fa, il 2 ottobre, quando, cioè, della famiglia di rifugiati, a Sérent, non c’era nemmeno l’ombra. Come facevano, allora, i quattro rifugiati ad aggirarsi tra le campagne bretoni? La risposta è semplice. Basta prendere l’immagine di una famiglia di profughi che cammina lungo la ferrovia, scattata in Austria nel settembre scorso, cancellare lo sfondo con i binari e tutto il resto, mettere al suo posto il vecchio ospizio della cittadina a pochi chilometri dall’Atlantico e il gioco è fatto.

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Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava è stato Arno Mahé, redattore del mensile Le Peuple Breton. Il giornalista ha fatto due conti, ha recuperato la fotografia originale e ha svelato l’inganno. Mahé cita la carta d’etica professionale dei giornalisti, che recita: “Un giornalista degno di questo nome considera l’alterazione dei documenti, la deformazione dei fatti, la sottrazione d’immagini, la menzogna e la manipolazione come le più gravi derive della professione”.

Quell’immagine, insomma, serviva alla costruzione di una notizia falsa e senza alcun fondamento. Da qui la condanna del sindacato dei giornalisti che ribadisce come un organo di stampa non possa permettersi di utilizzare un’immagine in maniera fraudolenta solo perché, in un contesto di campagna elettorale per le regionali di dicembre, ci sono partiti che speculano e strumentalizzano la difficile questione dei rifugiati.

Eppure, di fatti vergognosi come questo, se ne verificano sempre più di frequente in Francia. Soltanto un mese fa, Robert Ménard, sindaco di Béziers, vicinissimo al Front National, ed ex segretario generale di Reporters sans Frontiers, aveva utilizzato lo stesso metodo. Il bollettino municipale della sua città presentava in copertina una fotografia di profughi intenti a salire su un treno a destinazione Béziers. Il titolo, in grande, diceva: “Arrivano”. Anche in questo caso si trattava di un fotomontaggio. Nessun treno in partenza dalla Macedonia, dove l’immagine era stata scattata, era diretto nella città dell’ex giornalista.

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Sempre Ménard, qualche giorno dopo, ha organizzato, uno spettacolo in grande stile per farsi pubblicità. Accompagnato da due telecamere e da poliziotti ben armati, è andato in un quartiere della cittadina, considerato a rischio, per invitare alcuni profughi ad abbandonare gli appartamenti occupati, parte di un complesso di edilizia popolare. La cerimonia si è svolta in maniera abbastanza barocca. Circondato dalle forze dell’ordine, munito di fascia tricolore, il sindaco sceriffo, ha invitato due uomini evidentemente stranieri a lasciare gli appartamenti, paventando lo sgombero. “Qui non siete i benvenuti” ha detto Ménard, seguito da un interprete che ha tradotto la frase in inglese.

Anche in questo caso la mascherata si è rivelata per quello che era: una pagliacciata, appunto. Sono bastate poche ore, ad altri giornalisti, per svelare, in ordine sparso, come, ad esempio, il quartiere non fosse a rischio, la maggior parte degli appartamenti fossero vuoti, l’orario della visita fosse stato scelto per trovare il minor numero di cittadini possibile, e l’interprete, un po’ come i poliziotti armati fino ai denti, fosse inutile: i rifugiati incontrati da Ménard non parlavano né inglese né francese. Il sindaco inoltre, non aveva alcun titolo per minacciare d’espulsione i migranti, essendo, quest’ultima, una prerogativa riservata ad altre autorità.

Del mestiere di giornalista, però, il primo cittadino di Béziers, sembra avere conservato almeno la grammatica della comunicazione di massa. I bambini, si sa, attirano l’odio meno degli adulti. E allora, le telecamere che lo accompagnavano si sono dimenticate di inquadrare il figlio piccolo di uno degli uomini minacciati di sgombero da Ménard. D’altronde, quell’uomo arabo (arrivato due mesi fa da Aleppo, in Siria) sarebbe apparso meno brutto, sporco e cattivo con un bambino in braccio.
Davanti a questa galleria di personaggi, che Leonardo Sciascia avrebbe saputo definire molto meglio di chi scrive, comincia a farsi largo un’ipotesi affascinante. Sembra quasi che l’estrema destra francese, tra fotomontaggi e spedizioni a effetto, abbia in realtà un bisogno vitale di quei rifugiati che vuole rispedire in una non meglio precisata “casa loro”. In altre parole, senza lo spauracchio dell’invasione, come potrebbero questi novelli patrioti mascherare l’assenza di una proposta politica, a due mesi da quelle elezioni regionali che potrebbero vederli trionfare?

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