La Turchia torna ai seggi a distanza di 5 mesi dall’ultima volta. Un voto tutt’altro che semplice, inquinato dalla paura di violenze e dal sospetto di brogli. A giugno, infatti, il presidente Recep Tayyip Erdogan [url”ha perso”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=74637&typeb=0&turchia-erdogan-senza-maggioranza[/url] per la prima volta dal 2002 la maggioranza per governare da solo. Il [url”massacro di Suruc”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=76510&typeb=0&massacro-di-suruc-l-attentatrice-ha-18-anni[/url] e i numerosi attentati, insieme ai [url”raid ambigui”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=76686&typeb=0&la-turchia-attacca-l-isis-e-colpisce-i-curdi[/url] contro l’Isis e i curdi non creano un clima disteso. Anzi.
Sicurezza. Sono 385 mila agenti che presidiano i seggi, di cui 255 mila poliziotti e 130 mila gendarmi aggiunti per rafforzare le misure di sicurezza. Ma il dispiegamento di forze non basta a fugare i timori di violenze e irregolarità specie nel sud-est a maggioranza curda, che arriva al voto quasi in stato d’assedio. A monitorare le urne ci saranno i parlamentari osservatori dell’Osce e quelli dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, ma la loro presenza nei seggi più caldi sarebbe stata scoraggiata dal governo di Ankara.
Continuano anche gli scontro nonostante il cessate il fuoco unilaterale del Pkk dichiarato 20 giorni fa. Scontri che da luglio hanno provocato centinaia di morti. L’ultima strage risale solo al 10 ottobre scorso.