Fonti della Difesa confermano l’ok del Governo degli Stati Uniti alla richiesta dell’Italia di armare due droni, General Atomics MQ-9 Reaper, con missili terra-aria, bombe a guida laser e altre munizioni.
Nonostante questa autorizzazione, passeranno mesi prima che i droni armati siano pronti: è necessario seguire un lungo iter procedurale, acquisire gli armamenti e ‘modificare’ i droni. La richiesta dell’Italia agli Stati Uniti risale al 2011, ai tempi del Governo Berlusconi. La risposta positiva di Washington è arrivata solo ora. Anche Turchia aveva avanzato una richiesta simile. La vendita all’Italia dovrebbe includere missili del tipo AGM-114R2 Hellfire II, costruiti dalla Lockheed Martin Corp, oltre a bombe a guida laser del modello GBU-12 e munizioni GBU-38.
Il nostro Paese sarebbe il secondo al quale il governo Usa avrebbe dato questa autorizzazione dopo la Gran Bretagna, che ne fa uso dal 2007. Il Pentagono avrebbe informato il Congresso sulla vendita di tali droni armati, per un valore di 129,6 milioni di dollari.
La perplessità è che l’Italia costituzionalmente non è un paese che può fare azioni killer con i droni come fanno gli americani, quindi lecito chiedersi che ci faremo con i due droni armati a Sigonella. Ma sarebbe lecito chiedersi tante cose sulla politica bellica misteriosa del nostro Paese che – come spiegano gli esperti – batte i tacchi a ogni richiesta dell’alleato americano, senza mai che si discuta pubblicamente di questioni importanti come riarmo o guerra nella sede apposita, il Parlamento.