Ci uccidono con le armi che l'Occidente gli ha venduto

Sarebbe stato meglio combattere la fame e il sottosviluppo e non vendere le armi ai terroristi tagliatori di teste e negatori dell’umanità.

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14 Novembre 2015 - 13.10


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di Giancarlo Governi

I luoghi non sono stati scelti a caso. Sono i luoghi del divertimento, dell’uso del tempo libero (del loisir come lo chiamano i francesi) del mondo occidentale: la partita di calcio, il ristorante e il concerto di una musica che al di là dell’occidente nessuno capisce e magari considera musica degenerata. A sottolineare che questa guerra ha come obiettivo la distruzione della civiltà occidentale, con i suoi riti religiosi nuovi o vecchi.

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E’ la terza guerra mondiale, lo ha detto anche il Papa, una guerra in atto da decenni e che ora sembra stia arrivando all’epilogo, anche perché viene combattuta in maniera anomala perché il nemico non ha territorio, un topos su cui si sono combattute tutte le guerre del passato, una nazione contro un’altra o contro altre per la supremazia politica economica e anche territoriale.

Il nemico di oggi usa soldati che non hanno paura di morire e che anzi considerano la morte come la conquista del paradiso, il premio della vita eterna. E questo perché sono animati dal fanatismo religioso, il più grande nemico della civiltà e della umanità tout court. Un fanatismo di cui si sono ammalate quasi tutte le religioni, compresa la religione cristiana, quella che sta alla base della civiltà occidentale. Come si conciliano l’inquisizione o le crociate con il messaggio del Vangelo, che è un messaggio di pace e di fratellanza e di amore? Lo spirito che animava i crociati che usavano come bandiera di guerra il simbolo del sacrificio di amore, la croce del Cristo non era la negazione di tutta la predicazione dello stesso Gesù?

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Non sono un grande conoscitore del Corano ma non credo che il Profeta predicasse guerre e odio, anche perché la stragrande maggioranza di coloro che vivono nello spirito del Corano aspirano a una vita di pace. E commetteremmo un errore gravissimo se considerassimo tutti coloro che professano quella religione come complici del terrorismo o addirittura potenziali terroristi.

Oggi tutti parlano di guerra dichiarata a cui è d’uopo rispondere come si risponde nelle guerre, però la risposta di guerra non deve prescindere dal mea culpa. La prima domanda da farsi è: dove prendono le armi i nemici, chi glie le ha vendute e chi glie le vende ancora. E’ facile rispondere: siamo stati noi dell’occidente. Lo ha detto anche Papa Francesco: finché ci saranno fabbricanti di armi e commercianti di armi ci saranno guerre. Una verità sempre rimossa, di cui non si parla mai e soprattutto nulla si fa.

E poi le guerre in cui si sono impegnati alcuni paesi dell’Occidente, che hanno destabilizzato paesi come la Libia o come l’Iraq con il pretesto di portare la democrazia a popoli che non ne voglio sapere e che sono ancora animati da divisioni tribali. Come è successo alla Libia dove, dopo la caduta di Gheddafi, ci sono due governi con due parlamenti e 150 tribù che si combattono. O come successe in Iraq dove il regime di Saddam Hussein fu rovesciato come reazione all’attentato dell’11 settembre, di cui Saddam era sicuramente innocente. Dopo la guerra, l’Iraq dove il terrorismo stava alla larga, diventò il terreno di coltura del terrorismo stesso. Oggi si sta destabilizzando la Siria che sta per essere consegnata definitivamente ai terroristi. E questo perché le grandi potenze se ne stanno con le mani in mano divise sul destino di Assad, con la Russia che lo vuole appoggiare e difendere e gli Usa che invece gli vorrebbero far fare la fine di Gheddafi e di Saddam. Con la Turchia, che rappresenta la seconda forza della Nato, che è paralizzata dal “pericolo curdo”.

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Sono ore che siamo incollati davanti al televisore che ci ripropone quelle immagini sconvolgenti della cara Parigi ferita e straziata. Io mi sono anche emozionato quando ho visto il pubblico che usciva dallo stadio di St Denis cantando la Marsigliese ma temo che questo non basti a vincere la nostra impotenza, i nostri errori e le nostre divisioni.

Sandro Pertini finì il suo discorso di insediamento al Quirinale con l’esortazione a “riempire i granai e a svuotare gli arsenali”. Se gli avessimo dato retta avremmo combattuto la fame e il sottosviluppo e non avremmo venduto le armi ai terroristi tagliatori di teste e negatori dell’umanità.

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