Un incubo reale. Terroristi che sparano colpi di kalashnikov e lanciano granate sulle persone inermi, ferme a bere un caffè o intente ad assistere ad un concerto. Uno scenario drammatico e sanguinoso, raccontato dalle persone che sono riuscite a scampare alla furia degli assalitori. “Ci sparavano come se fossimo uccelli”, ha raccontato un testimone della carneficina del teatro Bataclan di Parigi.
L’orrore negli occhi. “Ci è corsa incontro sul metrò, era coperta di sangue e urlava: sono dappertutto, hanno sparato, ci sono decine di morti”. La drammatica testimonianza – riportata oggi da L’Eco di Bergamo – è della professoressa Annalisa Cagnoli Cassader che proprio in questi giorni si trova in gita a Parigi con il collega Giovanni Rota Sperti e una ventina di studenti della quinta B del liceo scientifico Lussana di Bergamo. Il panico vissuto nelle strade di Parigi ha travolto i ragazzi bergamaschi che, solo per pochi minuti, sono scampati alla sparatoria all’esterno di un ristorante tra Rue de Charonne e Boulevard Voltaire. La classe era infatti a cena in un altro locale in piazza della Bastille, poco distante dal luogo dell’attacco con i kalashnikov. “Dopo la cena con i ragazzi – racconta l’insegnante – siamo scesi in metropolitana. Pochi minuti dopo, un assalitore ha sparato da un’auto diverse raffiche contro i tavolini all’esterno di un ristorante vicino a noi”. Una volta saliti sulla linea 5, alla fermata successiva Richard-Lenoir, nel metrò è entrata una ragazza francese disperata: “Era coperta da schizzi di sangue di persone colpite dagli attentatori – racconta con un filo di voce la professoressa – nella sala concerti Bataclan. Lei, sui 25 anni, non era ferita, ma piangeva e aveva l’orrore negli occhi”.
Camminare tra i cadaveri. “Prima di uscire, abbiamo dovuto camminare tra i cadaveri, è stato orribile. Non pensavo che a Parigi potesse succedere la guerra. Nessuno, credo, poteva immaginarlo”. Sono le parole di Jerome Boucher, una delle persone che si trovava a Parigi dentro al teatro Bataclan al momento dell’attentato, raccolte da Repubblica. “Il concerto era cominciato da poco. Abbiamo sentito degli scoppi, come dei fuochi d’artificio. All’inizio non ho pensato a niente di grave, è un gruppo metal che suona a volume alto. Poi ho visto i terroristi sparare in mezzo alla folla. Le luci in sala si sono accese, la band è scappata dal palco. I terroristi hanno continuato a sparare. Uccidevano una persona per volta. Mi sono messo in un angolo”, racconta. L’uomo spiega di aver visto “sangue ovunque, corpi a terra. Tutti scappavano, urlando, ma per molti non c’era scampo”. “Eravamo in trappola”, afferma. “Siamo rimasti fermi così per molto tempo, a me è sembrata un’infinità. Mi dicevo: ‘Ora toccherà a me, sono morto’. Pensavo che gli spari sarebbero arrivati a me”. Boucher ha visto due terroristi, “a volto scoperto”. È finita quando ha “sentito una mano sulla testa, era un agente delle forze speciali”.
Gli attentatori erano bianchi. “Siamo terrorizzati. Nessuno esce in strada”, ha raccontato a Repubblica una testimone degli attentati di Parigi, Camilla Invernizzi, sentita nei momenti dell’attacco. “Abbiamo impiegato un po’ a capire che cosa stava succedendo. Abbiamo cominciato a correre anche noi, seguendo la folla. Siamo arrivati davanti a un locale iraniano e i gestori ci hanno invitato ad entrare perché continuavano gli spari e le urla della gente”, racconta la donna che si trovava nei pressi di Canal St. Martin. “Poco fa abbiamo visto entrare nel locale dove siamo noi anche un ragazzo ferito da un colpo di arma da fuoco, l’hanno colpito qui vicino Rue de Bichat. L’abbiamo medicato, stiamo aspettando l’ambulanza”. “Siamo qui rifugiati, stiamo aspettando che ci dicano se si può uscire, ma abbiamo paura. Poco fa è arrivato anche un altro ragazzo che ci ha raccontato che era dentro a uno dei locali dove sparavano. Dice che gli attentatori sono entrati all’improvviso e che erano bianchi. Dice che avevano i kalashnikov e che sparavano senza nemmeno guardare chi avevano davanti”.
Corpi sull’asfalto. “Sono uscito a correre tardi. E a quel punto ho visto l’orrore, dei corpi senza vita sull’asfalto, e gente che lanciava lenzuola dalle finestre perché venissero coperti. Era la guerra sotto casa mia”, racconta a Le Figaro un ragazzo che abita vicino a rue de Charonne, uno dei luoghi presi d’assalto a Parigi. “Io sono riuscito a tornare a casa e mi sono barricato”, conclude.