Trentacinque anni di carcere per i due trafficanti di essere umani che hanno causato la morte del piccolo Aylan Kurdi, il bambino siriano di tre anni il cui corpo riverso su una spiaggia di Bodrum è diventato simbolo della tragedia dell’immigrazione e dei rifugiati dalla Siria.
A chiederli sono stati i procuratori della Turchia, che hanno accusato due cittadini siriani di aver “causato la morte per negligenza deliberata” e di “traffico di migranti” dopo la morte a settembre di Aylan e di altri quattro rifugiati siriani diretti in Grecia. Insieme al piccolo Aylan sono morti la madre e il fratello. Il padre, unico sopravvissuto della famiglia, è tornato nella città a maggioranza curda di Kobane.
Intanto gli investigatori sono sulle tracce di altri sei sospetti, tra cui quattro cittadini turchi. La Turchia ospita attualmente 2,5 milioni di siriani fuggiti dalla guerra in corso dal marzo del 2011 e costata la vita ad almeno 250mila persone.