La 'questione catalana' frena l'alleanza a sinistra

E' il sindaco di Barcellona a suggerire una via d'uscita dallo stallo. Essenziale il dialogo che Podemos potrà aprire con la coalizione indipendentista di Erc e di Mas.

Elezioni spagnole 2015
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22 Dicembre 2015 - 10.45


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La vittoria di Ada Colau come sindaco di Barcellona alle amministrative aveva sancito la vittoria di Podemos come prima forza in Catalogna, davanti agli indipendentisti di Esquerra Republicana e al partito Democracia i Libertad di Artur Mas. Oggi il partito, grazie anche a quella vittoria, si è affermato a livello nazionale ottenendo 69 seggi all’esordio nel Parlamento.

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Per Ada Coalu “è evidente che in Catalogna c’è uno spazio politico che si è consolidato alle elezioni municipali di maggio e ora nelle politiche. Dobbiamo lavorare a ciò che caratterizza questo spazio”. Si riferisce al dialogo che Podemos potrà aprire con la coalizione indipendentista di Erc e del partito di Mas, che da tre mesi – dalle elezioni catalane – dipende per l’investitura dai 10 seggi del partito anti-capitalista Cup e ha lasciato senza governo la Generalitat. Ma anche al ponte da lanciare a Madrid, per spianare la strada alle trattative su un eventuale referendum sull’autodeterminazione, che non equivale all’indipendenza e ha scarsi esiti di successo, ma che avrebbe il pregio di ricomporre la frattura catalana e l’unità della sinistra spagnola.

Iglesias ha chiesto una riforma della costituzione su 5 punti: legge elettorale proporzionale, ‘blindare’ i diritti sociali, garantire il ‘diritto di decidere’ e un referendum sulla indipendenza della Catalogna, l’indipendenza della giustizia, e la fine delle ‘porte giratorie’ fra politica e grandi imprese. Il leader dei post-indignados, che hanno fatto irruzione in parlamento ieri con 69 seggi su 350 diventando la terza forza politica del paese dopo Pp e Psoe, ha detto che Podemos si opporrà a un possibile governo guidato dal premier uscente Mariano Rajoy. Iglesias ha accusato dirigenti del Psoe di voler consentire a Rajoy di restare al potere. Il leader dei ‘viola’ ha sottolineato che il Psoe ha perso sei milioni di voti rispetto al suo migliore risultato, nel 2008 con José Luis Zapatero, e che il Pp ha registrato il peggiore risultato dal 1989. Iglesias ha anche affermato che Podemos è pronto ad affrontare elezioni anticipate se la situazione politica rimarrà bloccata. “Se si torna a votare, ha affermato, possiamo essere molto ottimisti”.

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Il Psoe di Pedro Sanchez, arrivato secondo alle politiche spagnole, non appoggerà l’investitura a capo del governo del premier uscente Mariano Rajoy, ha detto il segretario all’organizzazione Cesar Luena. Sanchez, ha aggiunto, sarà candidato alla rielezione al prossimo congresso Psoe previsto per la primavera 2016.

E scivola la borsa di Madrid dopo le elezioni politiche da cui non emerge una maggioranza di governo. In avvio l’indice Ibex 35 fa uno scivolone del 2,1% mentre lo spread sui titoli di Stato decennali sale all’1,8% ai massimi dal 17 novembre.

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L’Ue vuole stabilità. “La Commissione Ue prende nota del risultato delle elezioni spagnole e si complimenta con il presidente Rajoy per aver conquistato il più alto numero di preferenze” e “spera che si sia formato un governo stabile perché la Spagna possa continuare a lavorare con le istituzioni Ue e gli altri partner europei”. Così una portavoce dell’esecutivo comunitario, aggiungendo che “non spetta” a Bruxelles “esprimersi sul processo di formazione del governo”.

Il nuovo parlamento spagnolo si costituirà formalmente il 13 gennaio prossimo, 20 giorni dopo che i risultati delle elezioni saranno stati resi noti ufficialmente, cioè mercoledì prossimo. L’investitura del nuovo presidente del governo, designato dal re, tradizionalmente interviene circa due settimane dopo la formazione del Congresso e del Senato. Le date più probabili, secondo la tv pubblica Tve, sarebbero fra il 25 e il 29 gennaio, salvo particolari difficoltà nella costituzione della nuova maggioranza.

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