Polonia: la pericolosa accelerata a destra

La riforma del mercato radiotelevisivo che imbavaglia magistratura e informazione di un Paese che sfida Europa e Russia.

Polonia: la pericolosa accelerata a destra
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3 Gennaio 2016 - 11.15


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Ne è passata di acqua sotto i ponti di Varsavia da quell’estate dell’89 che segnò l’inizio della fase democratica della Polonia. Oggi il Paese conosce una pericolosa involuzione politica con un restringimento dei diritti democratici basilari. Controllo della magistratura, bavaglio all’informazione. Una generale svolta a destra dagli sviluppi imprevedibili. Tutto accade in una sostanziale disattenzione dei media, soprattutto quelli italiani. Da Varsavia, la notizia ultima di questo rischioso processo antidemocratico è che, in segno di protesta contro la nuova legge sui media varata a fine anno dal parlamento polacco si sono dimessi i direttori di tutti i canali della tv pubbliche. A renderlo noto, il sito wyborcza.pl precisando che le dimissioni presentate nell’ultimo giorno del 2015 sono state accolte dal presidente dell’emittente Janusz Daszczynski. Ormai Polskie Radio, la radio pubblica polacca, trasmette ogni ora l’inno europeo (l’«Inno alla gioia» di Beethoven) alternato con quello nazionale. È “l’ultimo modo che ci rimane per avvertire i nostri ascoltatori della minaccia per la libertà di parola” si legge in un comunicato. Nelle redazioni di Varsavia e Cracovia nessuno parla, se qualcuno lo fa, preferisce farlo in forma anonima: “I giornalisti rimasti ai loro posti hanno paura, è il ritorno della censura pre 1989. Chi si oppone al governo salta”.

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La legge. La legge di San Silvestro, la legge sui media voluta dal partito di destra al governo del leader Kaczynski, prevede l’immediata sospensione di tutti i membri delle direzioni nonché dei consigli d’amministrazione dei media pubblici. Sarà il ministro del Tesoro a nominare i nuovi responsabili. Scontato che la legge voluta dal partito Diritto e giustizia (Pis) venga firmata dal presidente Andrzej Duda. La legge sui media è solo l’ultimo passo della svolta a destra della Polonia all’indomani delle elezioni del 25 ottobre che hanno consegnato il Paese alla forza ultranazionalista ed euroscettica Diritto e giustizia. Il governo di Szydlo nelle ultime settimane ha assunto altre due decisioni che mostrano l’inizio di una nuova fase politica del Paese. Il 15 dicembre il presidente Duda ha promesso sostegno finanziario, politico e energetico all’Ucraina. Pochi giorni dopo, il 19 dicembre, i cittadini Varsavia e di altre città polacche sono scesi in piazza, decine di migliaia, contro la nomina diretta del governo di cinque nuovi giudici alla Corte Costituzionale. “Il governo cercherà di manipolare i media e il sistema giudiziario”, aveva preventivato l’opposizione, e così è stato. Nonostante i benefici ottenuti dalla Ue (che dal 2007 al 2020 ha garantito finanziamenti per 180 miliardi di euro) Varsavia rivendica autonomia dall’Europa e difende la moneta nazionale. A muso duro con i vicini tedeschi su questioni come l’economia e la crisi dei rifugiati, Varsavia chiede una presenza della Nato più forte che fronteggi Mosca. “Ci dobbiamo difendere” dalla Russia, dall ‘aggressività di Mosca”, urla il ministro degli esteri Waszczykowski. Varsavia come Budapest, le mosse polacche ispirate a quelle dell’ungherese Orban. Varsavia e Budapest contro l’Europa. Ma dall’altro lato, Mosca e Varsavia ben sa di non potere tenere a bada la Russia senza Europa e Stati Uniti. In estate, la Nato terrà a Varsavia un vertice. La Polonia, come nel passato, è chiamata a fare i conti con la Germania a Ovest e la Russia a Est. Difficile per Szydlo proseguire nella strada scelta e riuscire a mantenersi in equilibrio tra difficili alleanze, l’Ucraina innanzitutto. E poi, c’è l’incognita Romania.

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