L’Ue fa i conti con la prima vera crisi politica: quella dei migranti e delle sue frontiere. “Schengen è sotto pressione. Stiamo lavorando per riportare la situazione alla normalità attraverso una serie di misure. Ma nessuno ha la bacchetta magica”, così il portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas. Per la salvaguardia dell’area di libera circolazione occorre “un efficace controllo delle frontiere esterne”.
Dopo che i governi danese e svedese hanno deciso di introdurre dei controlli temporanei al confine con la Germania, per fronteggiare il forte flusso di migranti, il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos ha convocato per domattina a Bruxelles i ministri competenti di Svezia, Danimarca e Germania “per un maggiore coordinamento” di fronte alla pressione migratoria dopo la stretta dei controlli alle frontiere introdotte da Svezia e Danimarca.
Il vertice. Alla riunione di domani a Bruxelles sono stati invitati il ministro svedese all’Immigrazione e alla Giustizia, Morgan Johansson, la danese all’Immigrazione e integrazione Inger Stojberg e il segretario di Stato agli Affari interni del governo tedesco, Ole Schroeder. L’obiettivo del commissario Avramopoulos, ha spiegato il portavoce Schinas, è quello di “migliorare il coordinamento fra i Paesi coinvolti per assicurare una miglior gestione della pressione migratoria”. Nel frattempo, la Commissione ha avviato “un esame approfondito” sulle decisioni annunciate ieri dalla Svezia, ovvero l’introduzione di “controlli obbligatori dell’identità” di coloro che entrano nel paese attraverso “tutti i mezzi di trasporto”, per verificare se tali decisioni sono coerenti con le norme europee. A una prima valutazione, ha spiegato la portavoce Tove Ernst, sembrano esserci le condizioni di una “minaccia grave alla sicurezza interna” per l’afflusso “senza precedenti” di migranti e richiedenti asilo. Tale condizione è la condizione necessaria per poter derogare al principio della libera circolazione, secondo quanto previsto dall’articolo 23 del codice Schengen.